Mamma e papà ti ameranno per sempre

Mamma e papà ti ameranno per sempre

Bimbo abbandonato in una chiesa a Bari

Io non me la sento di giudicarli. Non ho abbastanza consapevolezza per farlo. Non ho abbastanza fegato per farlo. Posso immaginare i loro volti. Posso immaginare i loro abbracci, intensi. Così forti, perché ultimi. Ne erano consci, certo. Posso immaginare le loro lacrime. Prima di gioia e poi di sofferenza. La più grande sofferenza che si possa chiedere ad un neogenitore. Chiedetemi tutto, proverò a raccontarvi di questa storia. Ma non chiedetemi di giudicarli. 

Gli adulti lo fanno spesso. I bimbi, invece, non giudicano mai noi adulti. E non dovremmo farlo nemmeno noi. Né sui giornali né sui balconi. Né in televisione e neppure nelle nostre chiacchiere da bar. Non sappiamo nulla di loro. A dir la verità nemmeno io so molto. Ho letto quello che è stato scritto, ho sentito quello che è stato detto. Trasposizioni chissà quanto veritiere perché nessuno sa, fino in fondo, quello che è accaduto.  
Lo hanno lasciato in quella culla termica domenica mattina. A pochi o tanti metri da casa, non so. Lo hanno lasciato in quella chiesa al sicuro. Il primo ad andare in suo soccorso è stato il sacerdote. Poi un medico. È stato lui a portarlo in ospedale e metterlo al sicuro. Lui è nato il 10 luglio scorso. Luigi. Ha quindici giorni di vita o poco più. È stato abbandonato dai suoi genitori naturali. 

Dalla ruota degli esposti alle culle termiche 

Le prime ruote sono comparse in Europa alla fine del 1100. In Italia nel 1198. A metà Ottocento il fenomeno era così rilevante che impose la chiusura delle ruote. Tentativo di far rallentare gli abbandoni saliti ad una media quasi 5000 bambini all’anno. Dai primi Anni Duemila, però, in Italia si sono moltiplicate le culle per la vita, concepite per consentire alle genitrici in difficoltà di lasciare i neonati in strutture dotate di riscaldamento e chiusure di sicurezza, controllate 24 ore su 24. Oltre i secoli, insomma. 

“Mamma e papà ti ameranno per sempre” 

È stato un abbandono per amore quello del piccolo Luigi? Così è sembrato. Così avrà pensato Don Antonio Ruccia, parroco di San Giovanni Battista, la chiesa del rione Poggiofranco di Bari, il primo ad arrivare alla culla termina, allertato dall’avviso sul cellulare. In cinque anni quella suoneria non aveva mai suonato. Difficile interpretare il gesto dei genitori di Luigi. Anche per un genitore, un papà come me, difficile scrivere delle difficoltà che ci sono, e ci saranno, quando si decide di percorrere la strada della genitorialità o semplicemente ci si capita sopra. Dell’assenza di sostegni e supporti alla paternità e alla maternità, dell’assenza di certezze e su questo periodo che rende tutto maledettamente più difficile. La quarantena, Luigi, l’ha vissuta nella pancia. Chissà se avrà sentito anche le tensioni, le paure, i timori di non farcela di sua mamma. Difficile scrivere dei genitori naturali e di quelli che vorranno esserlo in un futuro, scegliendo chissà proprio Luigi. “Ti ameremo per sempre” hanno scritto i genitori sul biglietto che lo accompagnava. Non era scritto lì per caso, ma un segnale chiaro. Di un papà e di una mamma che hanno avuto paura del futuro, di non avere una rete. Chissà se per problemi economici o per altro. Magari perché troppo giovani. O troppo diversi tra loro. Magari, semplicemente, perché scegliendo la strada dell’abbandono erano certi di lasciare in eredità al proprio figlio una vita migliore, una strada più agevole. 

La strada non semplice per l’affidamento o l’adozione 

“Siamo sommersi di mail e di richieste: è un segnale di rinascita, un inno alla vita” ha detto nei giorni scorsi Nicola Laforgia, primario di Neonatologia del Policlinico di Bari, e tutore legale del piccolo Luigi.   

In quanti avranno chiesto informazioni per un affidamento o un’adozione? In quanti lo hanno fatto ad oggi in Italia in tante altre situazioni simili? Non così pochi come si potrebbe pensare. Sono circa 300 le coppie che attendono il primo abbraccio del proprio figlio. Genitori la cui gioia è frenata dalla burocrazia, da uno snellimento delle pratiche di adozione che ancora non c’è. E sono circa 500 i bambini in attesa di adozione. Bambini oggi senza genitori.  

Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli 2017, elaborati su dati rilevati presso i tribunali per i minorenni, risulterebbero 424 minori dichiarati adottabili collocati in comunità o case famiglia. Il mancato aggiornamento recente di un dato così importante è già di per sé significativo. La banca dati dei minorenni adottabili e delle coppie disponibili all’adozione era prevista dalla legge 28 marzo 2001, n. 149, ma solo nel febbraio 2013 è iniziata l’implementazione del sistema.  

Insomma, una strada non semplice. Affatto. Siamo genitori. E come tali dovremmo conoscere l’essenziale: il diritto alla famiglia. Che ancora latita. Soprattutto per quei neonati o minori vittime di abbandono. Evidenze frammentarie e il quadro di un’emergenza non ancora perfettamente delineato. Se non si conosce alla perfezione il problema, risulta difficile anche trovare le soluzioni. E prima ancora delle soluzioni, una rete di prevenzione. Capace di andare oltre una culla termica. 

Antonello Minoia

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