La giornata tipo di un papà in smart working

La giornata tipo di un papà in smart working

Abbiamo chiesto a Mirko Cafaro, uno smartworker dad che lavora nelle pubbliche relazioni di una grande azienda italiana, di raccontarci frammenti della sua vita lavorativa a casa dove vive con moglie e la figlia Carlotta. Ne è uscito un racconto ironico e veritiero.

Fotogramma #1

Ore 6 di un giorno qualunque, interno mattina. Sono già sveglio, dormo poco di mio. Da sempre. La casa, invece, ronfa ancora e con lei anche mamma e figlia. È la mia opportunità. La chiamano golden hour. E così sia. Leggo un po’, faccio colazione con calma, magari tra poco mi sparo qualche serie di addominali mentre sullo sfondo lascio andare una puntata di “Mad Men”. A mia moglie Valentina non piace. Netflix è il nostro rituale di coppia, ma se lei dorme…

Fotogramma #2

Ore 7:30 dello stesso giorno, interno mattina. Si avvertono i primi rumori dalla stanza da letto. Tempo pochi istanti e vedo palesarsi una sorta di mix ben riuscito tra la Pantera Rosa ed Eva Kant. Di soppiatto e con aria furtiva si chiude la porta alle spalle, attenta a non fare rumore. Missione compiuta. È in cucina. Accendo la macchinetta del caffè per me e le preparo un tè mentre apparecchio alla meglio.

Fotogramma #3

Ore 8 dello stesso giorno, interno mattina. Siamo a tavola. Il caffè è finito troppo presto, mia moglie è impegnata a capire dove si trovi. Le tapparelle sono ancora giù per non fare rumore. La luce, artificiale, è ridotta al minimo, quasi fioca. Più che parlare, sussurriamo. Il contenuto dei discorsi è ai limiti del primordiale, preferiamo intuirci a gesti o con delle semplici occhiate.

Fotogramma #4

Ore 8:30 dello stesso giorno, interno mattina. Nell’atmosfera sospesa della cucina, sul tavolo che a breve si trasformerà in scrivania da ufficio, è il momento di destarsi per cominciare un’altra giornata di smart working. Prima, però, c’è spazio per una preghiera laica. Uno sguardo alla porta della camera ancora chiusa e da cui non provengono suoni “allarmanti”, un altro d’intesa per condividere un auspicio che è quasi un’invocazione:
“Dormi il più possibile”.
In fondo, ci raccontiamo, dovrà pure riposare dopo aver ceduto soltanto all’1 di notte ieri, no?

Fotogramma #5

Ore 8:31 dello stesso giorno, interno mattina. L’auspicio, l’invocazione e persino i bei discorsi hanno scelto la via delle donne di facili costumi alla velocità della luce. Rumori inequivocabili arrivano dalla camera da letto. Carlotta è sveglia e tra un po’ sarà lei a invocare la nostra entrata in servizio. Un mix di terrore, sorpresa e sconforto solca le nostre facce.
Non siamo neanche riusciti a lavarci i denti. Parte una conta veloce: il vincitore andrà in bagno a prepararsi, l’altro dovrà prendere in consegna… pardon, accogliere la quasi 2enne, convincerla a cambiare il pannolino senza soluzione di continuità, prometterle in cambio un biberon di latte buonissimo.

Fotogramma #6

Ore 9 dello stesso giorno, interno mattina. Ho perso, sono ancora in pigiama e sto ballando sulle note di “44 Gatti” che, rispetto alla mia infanzia, si è trasformata nella sigla di un fortunato cartone animato che racconta le avventure di alcuni intraprendenti felini che adorano le tagliatelle di nonna Pina. Avete capito bene. Contestualmente all’improvvisato “baby club” confeziono e invio la rassegna stampa nazionale e resto in attesa degli articoli delle testate locali.

Fotogramma #7

Ore 9.30 dello stesso giorno, interno mattina. Mentre ora è la mamma a raccogliere il testimone del divertentismo casalingo, riesco guadagnare rapidamente la via del bagno. Una doccia, resa ancora più veloce dalla rasatura militare imposta da un taglio casalingo sbagliato, una spazzolata ai denti e per la barba sarà per un altro giorno. Peccato, amo così tanto farmi la barba…

Fotogramma #8

Ore 10 dello stesso giorno, interno mattina. È il momento del risiko delle agende. Incrociamo gli appuntamenti e le call distinguendo quelle “Carlotta free” da quelle in cui le sue incursioni non creerebbero grande imbarazzo. I momenti d’interazione con l’esterno sono stati preventivamente incastrati, ma in caso di inattesa sovrapposizione c’è un’unica via: improvvisare e alternarsi nella cura della bimba impostando “mute”, “microfono aperto”, “cam on” e “cam off” con la maestria di un regista tv.

Fotogramma #9

Ore 11.30 dello stesso giorno, interno mattina. Carlotta ha fame, ma non ha ancora messo a fuoco il bisogno, vaga per casa lamentandosi senza sapere perché. Bofonchio che mi sembra già una donna “fatta e finita”, Valentina ride per non prendermi a sberle, ma in fondo sa che non ho tutti i torti. Intanto, il solito appello di quello che potrebbe porre fine a questo disagio è interrotto dalla scelta di uno yogurt. E sia. Seggiolone, bavaglino e che Dio ce la mandi buona mentre lo mangi da sola. Con i colori a spirito, per fortuna lavabili, non abbiamo avuto la stessa fortuna: ti sei distratta per mezz’oretta, e anche noi sommersi da mail e messaggi, ma adesso hai più segni e colori sul corpo di Fedez. E anche il nostro divano non se la passa meglio.

Fotogramma #10

Ore 13.30 dello stesso giorno, interno pomeriggio. È il momento del pranzo. Riponiamo i pc mentre Carlotta non crede ai suoi occhi di non doverci più dividere con uno schermo. Fatichiamo ad abbandonare anche i cellulari (due a testa), ma ci imponiamo la sacralità del pranzo.

Fotogramma #11

Ore 15 dello stesso giorno, interno pomeriggio. Il tavolo da pranzo è tornato scrivania, il rituale della nanna pomeridiana è cominciato. Dall’incrocio delle agende è uscita vincitrice la mamma, ma il papà partecipa silente. Divano, bambola preferita, peluche e cane fermaporta ormai adottato ad animale di compagnia: non manca più nessuno. Sullo sfondo un loop di canzoncine da Youtube.

Fotogramma #12

Ore 16 dello stesso giorno, interno pomeriggio. Carlotta ha finalmente mollato gli ormeggi. Completato il rituale con il suo trasferimento dormiente nel lettino della sua stanza, ha inizio un altro campionato. Da provetti Vettel e Leclerc inseriamo le marce alte e cominciamo a produrre il più possibile prima del suo risveglio. Per chi finisce prima c’è il premio di una gita in giardino con la bimba.

Fotogramma #13

Ore 18.30 dello stesso giorno, interno sera. La giornata di lavoro è quasi agli sgoccioli. Approfitto per fare l’ultima telefonata di lavoro in giardino mentre Carlotta scorrazza con la sua nuova bici portata dal corriere. È entusiasta, sorride e lancia urletti a ripetizione. Io sono stravolto, ma mi basta vederla così, nonostante tutto, per non sentirmi un completo disastro.

Fotogramma #14

Ore 22:30 dello stesso giorno, interno notte. La 2enne ha ancora energie da vendere, mamma e papà sono sui gomiti.
“Carlotta com’è fuori?”. “Buio”. “E cosa si fa quando è buio?”. “La nanna”. Buonanotte.

Disclaimer: nessun papà e nessuna mamma sono stati maltrattati durante lo smart working. Il lavoro da casa funzionava meglio prima del lockdown, con l’aiuto dell’asilo e dei nonni, anche se credevamo ugualmente di non farcela!

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