Il congedo di paternità obbligatorio a 3 mesi è una piccola rivoluzione culturale, una svolta davvero epocale, che si inserisce nel nuovo contesto economico e sociale causato dalla pandemia.
Quest’ultima ha causato nuove disuguaglianze, specialmente per quanto riguarda quella di genere: molte donne hanno incontrato numerose difficoltà nel conciliare il lavoro da remoto con i compiti di assistenza familiare. Pertanto tante donne lavoratrici hanno dovuto rinunciare alla propria occupazione, dedicandosi esclusivamente alla cura della casa e dei figli.
Contrastare il gender gap
Oltre alla disparità salariale tra uomo e donna, uno dei dati più drammatici è quello relativo alla disoccupazione femminile: sono oltre 300.000 donne, rimaste senza lavoro nel 2020, un numero tre volte superiore a quello degli uomini.
Si rende necessario agire su due fronti: da un lato, favorire l’occupazione dei giovani, permettendo loro di progettare una famiglia e ad emanciparsi dalla famiglia di origine; dall’altro lato favorire l’equilibrio tra vita familiare e professionale, cercando di eliminare discriminazioni di genere correlate alla maternità.
Tenendo conto dei fattori sopra elencati, l’aumento del congedo di paternità a 90 giorni, rappresenta una misura fondamentale per il sostegno alla genitorialità.
Conferenza stampa di presentazione
A presentare la nuova Proposta di Legge maturata grazie all’impegno dell’Associazione Movimenta, sono i deputati Fusacchia, Palazzotto, Muroni e Quartapelle.
Alla conferenza stampa di presentazione della nuova proposta sono intervenute diverse personalità rilevanti nell’ambito dell’associazionismo e della realtà imprenditoriale italiana.
Hanno partecipato Maura Latini (AD COOP), Paola Mascaro (Presidente Valore D), Azzurra Rinaldi (Direttrice della School of Gender Economics, Università Unitelma Sapienza), Valeria Ronzitti (Movimenta), Riccarda Zezza (Autrice di MAAM – la Maternità è un master) e il nostro founder Silvio Petta (Superpapà).
Proposta di legge Congedo di Paternità
La proposta di legge prevede l’istituzione di un congedo di paternità di tre mesi obbligatorio e coperto con retribuzione al 100%, così come previsto anche per la maternità.
“L’articolo 1 istituisce il congedo di paternità obbligatorio, per un periodo continuativo di tre mesi, nei primi dodici mesi di vita del bambino, con un’indennità pari al 100% della retribuzione. Tale istituto si applica anche nel caso di adozione, nazionale e internazionale, e di affidamento.”
In caso di adozione, il congedo ha inizio dal giorno successivo alla data di effettivo ingresso in famiglia del minore. In caso di affidamento, il congedo ha inizio dalla data di ingresso del minore in Italia, previo atto di certificazione dell’ente autorizzato che ha ricevuto l’incarico di curare la procedura di adozione.
L’obbligatorietà della legge
Stando alla proposta di legge non sono previste regole specifiche per quanto riguarda l’alternanza tra i due genitori, pertanto madre e padre possono decidere tranquillamente di far coincidere il congedo nello stesso momento.
La caratteristica fondamentale di questa innovativa proposta, è il carattere dell’obbligatorietà.
Questo elemento è stato inserito per ben due motivi: tutelare i padri che godranno del congedo e cercare di scardinare il modello sociale e culturale, che fa ricadere esclusivamente sulla donna il dovere di prendersi cura dei figli.
L’obiettivo principale dell’estensione graduale del congedo di paternità, è quello di modernizzare la società e responsabilizzare la figura del padre nei confronti del figlio. Un cambiamento piuttosto importante per i padri, che avranno l’opportunità di stabilire una relazione affettiva con il figlio, alla pari della madre.
La legge è stata realizzata avendo come obiettivo principale, quello di ottenere la parità di genere nel mercato del lavoro.
Infatti nelle aziende, per i contributi a carico del datore di lavoro che assume personale con contratto a tempo determinato in sostituzione di lavoratrici e lavoratori in congedo, sarà concesso uno sgravio contributivo del 50%, incrementato al 70% nel caso di piccole e medie imprese. Non male come idea.
Uniformarsi alle nuove direttive, significherà equiparare l’uomo e la donna nell’ambito lavorativo, restituendo diritti e pari opportunità sia alle madri che ai padri.