I papà 2.0, i Flintstones non abitano più qui
I papà 2.0

I papà 2.0, i Flintstones non abitano più qui

Mi ronza in testa nelle ultime settimane un pensiero che in realtà si fece strada per la prima volta tra i miei pensieri più di qualche anno indietro: le cose stanno cambiando.
“Eh… certo!” direte voi. “Con sto Coronavirus…”. No! Non mi riferisco a quello. 
Le cose sono cambiate. Ma sono cambiate davvero. O se non sono ancora completamente cambiate sono nel pieno della fase che le porterà a cambiare lasciando indietro, a mano a mano, gli individui che non si adegueranno (a Darwin piace questo elemento).

Adesso vi dico anche a cosa mi riferisco eh! Sereni. I papà. Delusi? Dai che vi spiego meglio: la nuova generazione dei papà. Ancora delusi? Vabbè, pazienza.

La nuova generazione di papà

I papà, o meglio, la generazione 2.0. Come ormai siamo abituati ad etichettare ogni cosa che abbia subìto un cambiamento più o meno legato alla modernità dei tempi che corrono, rispetto a quelli che non corrono più. Naturalmente per “generazione” non intendo in senso stretto quel che di solito viene inteso. Non parlo solo dei papà nati dopo il 1980. C’era già qualche pioniere anche in tempi non sospetti, ma adesso la faccenda sta venendo fuori in maniera evidente. Forse anche complici i social e l’abitudine al raccontarsi pubblicamente tipica della nostra generazione (adesso intesa proprio in senso classico).

Non tutti percepiscono il cambiamento

C’è ancora tuttavia qualcuno che fa orecchie da mercante e sostiene di non avvertire il cambiamento e/o di non volerne assolutamente far parte: i signori Flintstones dell’appartamento 4C. Lui, Fred,  conosciuto nel quartiere da ragazzo  come “Er più” ha conosciuto lei, Wilma, sulle panchine del parchetto e l’ha conquistata a grugniti e vigorosi pugni sul petto. Lei affascinata da tale proprietà di linguaggio e capacità comunicativa ha deciso di mettere su caverna con lui. Ora lei sta sempre dietro alla casa e lui sempre sul divano. Lei si lamenta che gli uomini sono tutti uguali al suo solo perché la sua amica Betty (anche lei affascinata dai grugniti e dai pugni battuti forte sul petto) ha sposato Barney Rubble (parigrado di Fred) e lui (Fred) che le donne hanno sempre qualcosa da ridire e lo fanno proprio mentre uno guarda la partita. E non è che lo pensa solo lui eh… “lo dice anche Barney. Quindi è proprio il mondo che funziona così”.

L’episodio chiave

Ora che vi ho presentato i signori Flintstones, facciamo un passo indietro e vi racconto l’episodio che ha fatto  nascere in me il pippotto di oggi.
Vi parlo di quella volta che in ospedale, durante uno dei tanti ricoveri che siamo costretti a fare per mio figlio Tommi, ho conosciuto una Wilma che faceva l’infermiera.

Era mattino. Avevo dato il cambio a mia mogliee avevo fatto la notte in ospedale. Capita in stanza la cara Wilma che, accortasi della mancanza di un’informazione riguardo la terapia antiepilettica di mio figlio, era venuta a chiedere delucidazioni. Io, senza mostrare il minimo dubbio o tentennamento, fornisco l’informazione e considero chiuso lo scambio. 
“Magari, se nel frattempo vuole chiedere conferma a sua moglie, ripasso… oppure chiediamo direttamente a lei stasera quando torna” dice lei accennando un sorrisetto di quelli che si fanno quando hai davanti qualcuno che consideri un deficiente e lo assecondi per non farlo rimanere male. La frase mi ha toccato nel mio orgoglio di padre e la mia risposta – che non si è fatta attendere – è stata lapidaria e poco gentile. Ognuno ha il suo carattere e le proprie sensibilità.

Ho cominciato a rimuginare dentro di me, a sentirmi pregiudicato e discriminato. Qualcuno potrebbe anche pensare che “ci sta” che l’infermiera abbia voluto chiedere conferma alla mamma perché “di solito i papà”… Col cacchio!! Invito chiunque di voi stia pensando questo a dare un’occhiata alla propria carta d’identità. Alla voce “cognome” troverete Flintstones.
Ovvio che, analizzando, l’episodio in se è banale. Ma se allarghiamo l’area di analisi salta fuori un elemento molto importante: il giorno prima Wilma aveva fatto la stessa domanda a mia moglie ma a lei non aveva chiesto di chiedere conferma a me. Io capisco nel caso in cui mi fossi dimostrato indeciso o titubante, ma ero stato a dir poco accademico. Impeccabile. Quindi in quell’atteggiamento c’era del pregiudizio ed io ero stato discriminato. Poche palle.

Una lotta contro gli stereotipi

Da lì è nata la mia voglia di dire a tutti che le cose stanno cambiando.
I luoghi comuni sono il male, perché fossilizzano le situazioni e precludono le evoluzioni. I siciliani sono mafiosi, i napoletani rubano gli orologi e i papà, beh, si sa.. meglio chiedere alla mamma. Eh no!

Io conosco la terapia di mio figlio, so cosa gli piace e cosa no, sono in grado di prendere una decisione per lui e ho pure battuto mia moglie alle olimpiadi del pannolino nella categoria “acrobatica” durante un evento al quale partecipammo qualche anno fa a Roma. Tiè!
A mio avviso l’idea che ci siano delle cose considerabili “da mamma” è valida solo ed esclusivamente per un numero esiguo di situazioni. La gestazione, l’allattamento e la prima visita ginecologica con tua figlia di 13 anni sono le uniche che mi vengono in mente su due piedi. Ma pure il fatto che ci siano cose che si pensi siano compiti esclusivi dei papà trovo sia una cosa degna di essere catalogata come “vaccata”. C’è la divisione dei compiti, indubbiamente, ma quella dev’essere un’organizzazione interna, basata sulle peculiarità dei singoli genitori, non sui cromosomi. Ormai di padri che cucinano e puliscono casa è pieno il mondo… e con tutte le volte che le mogli si sono sentite dire “adesso lo aggiusto” è pieno anche di donne che sanno aprire l’armadietto sotto il lavandino e stringere la ghiera del tubo che si è allentata per via delle vibrazioni della lavastoviglie (cosa che fino a qualche lustro fa veniva considerata l’Armageddon per il lavandino. (“Buttiamolo e compriamolo nuovo Pinuccio, per lui non c’è più niente da fare”).

Sempre meno differenze

E questo cosa dimostra? Che le cose sono cambiate, in tutti i sensi. Questo non significa che nel giro di qualche decennio l’unica differenza tra uomo e donna saranno i genitali (il karma ci salvi da questo perché io una gara di scoregge con mia moglie non vorrei farla. Più che altro per non vincere anche quella e non diminuire la sua autostima), ma le differenze tra i ruoli dei genitori, fatto salvo quelle di natura esclusivamente genetica evidenziate in precedenza, si assottiglieranno sempre di più e quelle che persisteranno saranno di carattere prettamente individuale e indipendente dal genere.
Ed è una cosa che dovrebbe far contente anche tutte quelle donne che hanno bruciato i reggiseni in piazza qualche decennio or sono, perché ci stiamo muovendo in quella direzione. Stiamo uniformando i ruoli all’interno del nucleo familiare e della società. C’è ancora molta strada da fare, è vero. E in alcuni ambiti il percorso sarà molto più accidentato (il discorso è ampio, sfaccettato e non compreso in toto in questo articolo o avrei dovuto scrivere un libro), ma la direzione è quella. E non ammetterlo, equivale a tarpare le ali alla sua evoluzione, ostacolarla.  I luoghi comuni, come dicevo, ci tengono ancorati al passato, mentre l’accettazione del nuovo, anche se in fase embrionale, ci porta avanti.

La rivoluzione dei papà

La direzione è quella, è li che stiamo andando. Ovviamente non tutti e non tutti insieme, diciamo che è una rivoluzione che sta nascendo a macchia di leopardo, quindi qua e la ci sono ancora mamme che piangono il passaggio a miglior vita del lavandino e papà che preferiscono chiedere conferma alla moglie. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare! Però, perché c’è un però, bisogna abbattere le barriere dei luoghi comuni o l’unica alternativa ad una stupida guerra dei sessi sarebbe una repentina involuzione. Altrimenti poi non vogliamo più sentir volare una mosca quando scorreggeremo sul divano, guardando la partita, mentre la moglie fa la lavatrice e rassetta la cucina.

Io, comunque, essendo parecchio guerrafondaio e tenendo da matti al mio ruolo di padre 2.0, per sicurezza, mi preparo alla guerra. Non mi piace l’idea dell’involuzione. Quindi la prossima infermiera che preferirà chiedere conferma alla mamma, si prepari  a sentirsi rispondere che io, invece, preferirei parlare con un suo collega.

Francesco Cannadoro – Blogger e autore de “#Cucitialcuore. Diario di un padre fortunato”.

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