Immaginiamo di entrare in una scuola senza bambini o in una sala parto senza neonati: è il presagio di un’enorme crisi del futuro, uno scenario paradossale e drammatico prospettato dall’azienda Plasmon nel suo progetto “Adamo 2050”. Si tratta di un cortometraggio provocatorio che lancia lo spettatore nell’anno 2050, dove la nascita di un neonato è diventato un evento unico: qui si racconta infatti la storia di Adamo e dei suoi genitori, inserito in un contesto in cui il bambino è da solo, senza coetanei. Un mondo drammatico in cui è rimasto l’ultimo bambino, presentato nel corso di un’anteprima al cinema Anteo di Milano.
Davanti alla telecamera c’è anche un’ostetrica e una maestra di asilo, persone reali, non semplicemente attrici o personaggi, che fanno toccare con mano allo spettatore l’enorme tragedia della denatalità nel nostro Paese nell’ambito del progetto Adamo ideato con la “Fondazione per la natalità”. Lo scopo è quello di creare una piattaforma digitale e di interazione tra utenti, aziende, enti e spettatori, per metterli in connessione e fare in modo di invertire il trend negativo della natalità che sta investendo il nostro Paese, fino ad arrivare al lancio di una proposta di legge contenente politiche attive concrete e puntuali.
Nasce Adamo contro la denatalità
Un futuro senza bambini, con le scuole e le culle vuote: quali prospettive possiamo immaginarci in un mondo del genere? I bambini rappresentano il nostro domani, ma se le coppie vengono lasciate sole, con il timore di non riuscire a far fronte alle spese necessarie per i figli, innegabilmente alte, o con i dubbi e le incertezze legate alla sfera lavorativa e privata che la genitorialità porta inevitabilmente con se, come possiamo sperare che la triste tendenza alla denatalità possa invertirsi? Ed è proprio da questo punto che trova spazio l’iniziativa lanciata da Plasmon: un ambizioso progetto che si propone di cambiare radicalmente le attuali previsioni in tema di aiuti alle famiglie, per favorire l’aumento delle nascite. Ma perché le coppie non fanno più figli? Da dove deriva questa preoccupante tendenza alla denatalità? Il pensiero che la natalità sia diventata un privilegio riservato a poche coppie, quelle con una situazione economica e personale molto florida, non può che inorridirci e farci riflettere sui rischi a cui stiamo andando incontro, rischi di cui si è fatta portavoce Plasmon con il suo progetto “Adamo 2050”, partendo dal calo demografico ormai in atto in Italia da anni: nel nostro Paese, la denatalità, nel corso degli ultimi dieci anni è scesa gradualmente del 25%. Un dato importante e preoccupante che deve allarmarci e portare all’avvio di cambiamenti basati sulle esigenze reali delle famiglie italiane, come la proposta avviata da Plasmon che si auspica l’adozione nel breve termine di una legge concreta e ricalcata sulle necessità che la genitorialità richiede. Perché non si può pensare di contrastare la crisi demografica senza favorire la nascita un ambiente lavorativo stabile e accogliente per le donne e per le famiglie in generale. La definizione necessaria di un piano per la maternità, insomma, che coinvolge “le istituzioni, le aziende, gli enti locali, gli enti no profit e i corpi intermedi”. Nell’ambito di questo progetto, che ha lo scopo di coinvolgere attivamente gli utenti nel percorso di definizione delle politiche a sostegno della natalità si inserisce “Adamo”, che mira a individuare proposte e iniziative da enti, aziende e società civile, a sostegno del progetto della genitorialità, in modo da per presentarle nel corso dei prossimi “Stati Generali della Natalità“, in programma a maggio 2023. Lo scopo ambizioso è, come accennato, quello di presentare alle istituzioni italiane una proposta legislativa che sia portavoce di tutte le esigenze delle famiglie italiane.
La piattaforma e il progetto di Adamo
L’iniziativa rappresenta una piattaforma di connessione per i rappresentanti della sfera pubblica e privata del nostro Paese. Come? In primis individuando gli strumenti giusti a supporto della famiglia: con iniziative, progetti e fatti concreti. La proposta dell’azienda Plasmon, come testimoniano le recenti intese sindacali a sostegno della genitorialità, prevede anche un ampliamento concreto del congedo di paternità, da dieci giorni a 60; perché i bambini sono un grande valore collettivo su cui è necessario investire con azioni concrete e innovative.
Uniti per individuare le esigenze delle famiglie e aumentare la natalità
È questa la promessa di Adamo: dopo aver attenzionato le più importanti esigenze e fatiche delle attuali e future famiglie italiane, che di fatto portano alla denatalità, l’azienda Plasmon ha individuato i principali fattori da portare all’attenzione di aziende e istituzioni: il potenziamento degli asili nido, dei congedi, delle iniziative dedicate all’accompagnamento delle famiglie alla genitorialità, degli aiuti economici per far fronte al caro vita, alle bollette e alla gestione della vita organizzativa sul lavoro. Questi sono solo alcuni degli aspetti presi a cuore da Plasmon. Ciò significa che, l’unione e la collaborazione degli utenti attraverso la “firma” al progetto di Adamo, significa portare questi importanti temi di fronte agli Stati Generali della Natalità, che prenderà inizio l’11 e il 12 maggio a Roma. Ma perché gli italiani non fanno più figli?
I figli: una ricchezza “onerosa” per il futuro?
Purtroppo sì, per la stragrande maggioranza delle famiglie è così. Le motivazioni che hanno portato gradualmente alla denatalità in Italia sono semplici e decisamente comprensibili: le coppie guardano al futuro con uno scenario assai incerto e preoccupante, soprattutto sul versante economico: come si può, solo lontanamente pensare di avere figli se la situazione finanziaria di una coppia è debole e precaria? Ciò nonostante i dati ci dicono che più di di un italiano su due (circa il 57) ha almeno un figlio, ma che un terzo di loro rinuncia ad averne altri pur desiderandoli (34,3%). Non dimentichiamo poi le coppie che, non avendo ancora figli (42,6% circa), ne vorrebbe avere uno ma vi rinuncia a causa di una situazione economica poco stabile e incerta. Come si nota, con grande rammarico, è che le motivazioni che inducono gli italiani a non avere figli sono perlopiù legate alla sfera economica, senza trascurare i timori che molte coppie hanno in relazione all’eventuale perdita del lavoro o alla gestione del lavoro, a fronte della risaputa carenza di servizi per le famiglie. Non solo motivazioni economiche, dunque, ma anche lavorative e personali: spesso le coppie non sanno come gestire l’organizzazione lavorativa e familiare in vista della nascita dei figli, anche se, la maggior parte di loro, non fa figli per una questione puramente economica (ben il 69, 2%). Da ciò ne deriva che per aiutare le coppie, e non trovarci a vivere in un futuro pieno di rimpianti e culle vuote, è necessario ampliare e potenziare i servizi per le famiglie, aumentare il supporto e le agevolazioni per le coppie che decidono di avere figli. Tutti obiettivi che oggi Plasmon si propone di avanzare e attuare nell’ambito di una collaborazione complessiva con le istituzioni e gli utenti.
Quello della denatalità è un tema a noi caro, per questo siamo felici dell’arrivo di Adamo!
Silvio Petta