Immaginare le cose positive di questo 2020 non è semplice. Ci lasciamo dietro un anno fatto di morte, di negligenza e di frustrazione. Un anno di incomprensioni le cui radici affondano in un terreno fatto di ignoranza messa al servizio di costanti campagne elettorali e non pro “questo” e contro “quello”. I più assennati di noi si sono mangiati il fegato per la deriva che ha preso il pensiero umano negli ultimi 12 mesi. Deriva largamente preannunciata dal lento ma inesorabile tramonto della coscienza sociale cui stiamo assistendo negli ultimi anni – vero – ma la speranza di molti di noi sono sicuro fosse che, nell’eventualità, 65 mila morti avrebbero risvegliato le coscienze dei mortali. Se non altro in quanto tali. E invece no. Anzi!
Tutti con una bandiera a caso in mano a sventolarla in nome di qualche ideologia, scuola di pensiero e/o per darsi un tono usando le parole di altri perché di proprie non ne hanno. Ho un’idea precisa dell’uso che farei di quelle bandiere, soprattutto dell’asta, ma per rispetto di chi legge e del portale che mi ospita lascio alla vostra fantasia il piacere di indovinare l’utilizzo che ho in mente.
Regressione in corso
La verità è che questo 2020 ha palesato, complice la pandemia, ciò che i più attenti avevano già intuito: stiamo regredendo.
Stiamo tornando superstiziosi e bisognosi di leader ai quali votarci. Alcuni ne hanno bisogno davvero, altri sono solo degli ignavi, che affidandosi ad altri, progettano più o meno consciamente di scaricare sui medesimi le colpe dei fallimenti che, citando Battiato, per loro natura attireranno.
Le prime sono persone da aiutare, anche e sopratutto perché la loro pochezza di pensiero, oltre a renderle bisognose di qualcuno che pensi per loro, le rende incapaci di critica. Quindi imparano due frasi tra quelle che sentono ripetere più spesso (valutandole attendibili proprio per l’ottimo riscontro) e le ripetono come un mantra. Solitamente si tratta di facili slogan largamente usati da leader politici che propendono per una strategia demagoga che, come proiettili di precisione, si infilano nel cervello degli zombie in questione. E non devono nemmeno prendere la mira. Questa nuova specie di zombie in cerca di leader, si getta di testa sui proiettili.
Le seconde sono il male di ogni società: gente inutile al sistema, piccoli cancri. Non fanno nulla, ma sono i migliori a lamentarsi, i primi a sapere quello che andrebbe fatto e come, ovviamente dall’alto dei loro fallimenti personali per i quali, come detto, daranno la colpa ciclicamente ai rappresentanti cui si sono affidati. Ignavi, appunto.
Questa regressione, durante una pandemia, ha fatto sì che facessimo la fine che abbiamo fatto.
E che fine abbiamo fatto? ALT!!! Questo lo sapete tutti, basta guardarsi intorno, leggere i post e i commenti ai medesimi di un social network qualsiasi o fare due chiacchiere in coda alla posta. Quindi non mi soffermerei su questo, anche perché lo scopo di questo articolo è trovare qualcosa di positivo in questo 2020. Ci sarà, cazzarola!!!!
Una partita difficile
Tutti divisi per squadre e nessuno che sembra capire che in realtà giochiamo tutti nella stessa, quindi in sostanza litighiamo nello spogliatoio e quando scendiamo in campo fatichiamo a costruire un’azione fatta come si deve, perché non ci passiamo nemmeno la palla. Ci lanciamo tutti in azioni personali, in cerca del dribbling e del numero, ma io di Roberto Baggio non ne vedo in campo. Da nessuna parte. E infatti stiamo perdendo 65mila a zero. Non fraintendiamoci: qualche ottimo giocatore che ogni tanto prova a far ripartire la manovra c’è – non siamo proprio tutti senza speranza – ma bisognerebbe cominciare a seguirlo, comportarci da squadra operaia e renderci conto che nessuno di noi ha la verità in tasca e i piedi abbastanza buoni da poter fare tutto da solo. Almeno non in questa partita. Però purtroppo perseveriamo e se uno prova a impostare l’azione gli diamo del “veneziano” (quello che non la passa), quello che vuole fare tutto lui perché crede di essere migliore, quando l’unico nostro scopo è quello di prendere la palla e fare la stessa cosa, convinti di saperlo fare meglio e pronti a trovare un capro espiatorio in caso di fallimento. Vogliamo solo aver ragione. Anzi non ci interessa nemmeno quello spesso, ci basta avere l’ultima. Anche se è una cagata. E in tutto questo il 2020 ci ha sguazzato.
“Divide et impera”. E non è stato nemmeno difficile, perché non vedevamo l’ora di dimostrare quanto eravamo divisi. Come se per ognuno di noi affermare la propria unicità fosse più importante della forza che scaturisce dalla collettività. Anzi, è proprio così. Senza “è come se”.
E quindi? Ci sono notizie positive?
Eh… non è rimasto molto. Nemmeno il Natale pare. Non che a chi scrive freghi qualcosa di una festa quando non c’è nulla da festeggiare, sia chiaro. Però, faceva effetto scriverlo.
La mia sensazione è che se dovessimo davvero, entro la fine di questo articolo, trovare qualcosa di positivo a questo 2020, non saremmo tutti d’accordo nemmeno su quello. Perché davvero sembra quasi che non ci sia più nulla che ci metta tutti d’accordo in macro gruppi. E pensare che avrebbe potuto essere proprio questo un’eventuale dono positivo di un anno così funesto: la riscoperta della collettività, dell’impegno comune per un bene d’insieme. Ma siamo troppo impegnati a sventolare le nostre bandiere. E allora sapete che vi dico? Che forse qualcosa di positivo in questo 2020 potremmo trovarlo ognuno per se, un po’ come abbiamo vissuto per tutto l’anno. Come abbiamo fatto quando denunciavamo il nostro stato di abbandono e fame, costretti a sperare nelle soluzioni dall’alto, salvo usarle poi per andare in vacanza, colpevolizzando chi ce le aveva date di non averne avute abbastanza per tutti, di aver fatto male i conti, di non essere in grado di gestire… commentando lapidariamente su social l’operato di altri, mentre ordinavamo un mojito con gli stessi soldi con cui qualcun’altro avrebbe fatto la spesa o pagato una bolletta.
Troppo facile lamentarsi
Smontate subito il vostro filmino che vi state facendo con la bava alla bocca, nel quale chi scrive questo articolo sta difendendo il governo. A me non me ne frega nulla. Io difendo il popolo e dovremmo farlo tutti. Dico: facile dar la colpa ai piani alti, mentre noi stiamo a casa a fare nulla. Ecco che tornano gli ignavi di cui sopra. Vi torna? Io sono per un popolo che in primis si aiuti e dal basso non lasci indietro nessuno o almeno ci provi. Poi, forti di questa unione, si possono tirare giù quelli dei piani alti. Insieme e con decisione. Forti di una collettività coesa. Altrimenti, cari miei, potete continuare a belarvi l’uno contro l’altro come fate da anni e godervi questa società, così com’è, finché non cadrà rovinosamente. Come è già successo altre migliaia di volte nella storia dell’uomo. Migliaia di volte dalle quali, puntualmente, non abbiamo mai imparato una fava. Frustrante. Vien voglia di smettere di scrivere.
Cosa salviamo di questo 2020?
Ma quindi? Sto 2020? E niente gente… il lato positivo, per me, è uno solo e molto personale.
In mezzo ad una pandemia in cui molti ridevano sui morti, durante una crisi economica in cui tanti hanno rubato il pane da sotto i denti di chi stava peggio, in un anno funesto che ha visto un sacco di gente approfittare del panico per fare proseliti e altri non avere le palle di prendersi le proprie responsabilità senza se senza ma… io sono rimasto fuori da queste dinamiche demoniache. Ho sofferto con e per chi soffriva, non ho richiesto nulla che non mi competesse e ho cercato, nel mio piccolo, di dare una mano in qualche modo, anche non buttando benzina sul fuoco. Facendo un passo indietro in silenzio, talvolta. Onesto con me stesso e con la società di cui faccio parte. Mi sono riscoperto un uomo migliore di quanto pensassi di essere. Forse la miglior “cosa positiva” riscontrata da anni. Il 2020 mi ha mostrato che non sono come “quelli lì”. E soprattutto mi ha fatto capire che non sono il solo, donandomi così un briciolo di speranza per il futuro.
In conclusione, quindi, cosa c’è di positivo in questo 2020? Per me, la certezza di una coscienza pulita pur facendo parte di una società senza coscienza. Forse però 65 mila morti sono un prezzo troppo alto da pagare solo per questa mia certezza. Mi sa che preferivo rimanere nel dubbio.
Buon Natale a tutti. Ci leggiamo l’anno prossimo, sperando di poter tornare a scrivere d’altro e con altri toni.
Francesco Cannadoro – Blogger e autore de “#Cucitialcuore. Diario di un padre fortunato”.
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