Mario è nato il 16 giugno 2011 a Siena da genitori cinesi. Un parto gemellare prematuro e complicato causò subito la morte della sorellina, lui invece subì una grave emorragia cerebrale. Fu operato e trasferito al Meyer a Firenze, dove sviluppò un idrocefalo, quindi gli misero delle valvole di drenaggio in testa ed infine mandato all’ospedale di Grosseto.
Nel frattempo dei genitori non si seppe più nulla. Scomparsi.
Serviva il loro consenso per le cure, ma di loro nessuna traccia. Poi si rifecero vivi, ma firmarono le pratiche per l’abbandono e da quel momento Mario rimase solo.
Il tribunale decise che il piccolo venisse affidato ad un istituto religioso, ma anche le suore rinunciarono perché le condizioni erano troppo gravi. A Mario serviva un’assistenza continua.
Il piccolo rimase ricoverato per mesi e venne “adottato” dagli infermieri dell’ospedale di Grosseto.
Poi si fece avanti Nadia, una delle infermiere, che decide di cambiare la sua vita e quella del piccolo: “Mario fin da subito fu molto più di un semplice paziente, fu amore a prima vista!”
Chiede l’affido e a 45 anni diventa la mamma che Mario non ha mai avuto.
Sapeva che non sarebbe vissuto a lungo e che sarebbe stato un impegno totale, ma voleva godersi con lui ogni istante. Si mette in maternità, lascia il lavoro, vende casa e ne trova una più comoda per le necessità del piccolo.
Mario scopre emozioni mai provate prima, il calore di un abbraccio, la bellezza del mare, della montagna, l’aria aperta.
Mario muore il 24 gennaio 2014, a 2 anni e mezzo, testimone suo malgrado di una storia di amore sconfinato, di quelle che non vorremmo raccontare mai.
Nadia racconta di questo amore: «Dicevano che poi avrei sofferto: “Lo so, soffrirò, ma gli voglio bene”, rispondevo. E poi preferisco soffrire per sempre per aver amato Mario anche per poco, piuttosto che non averlo mai accudito».
l’Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova ieri ha assegnato a Nadia Ferrari il Premio della Bontà 2016 che da 42 anni viene dato a persone che si sono distinte per opere di generosità e altruisimo
Una bellissima storia scovata per noi da Gabriele Granato