L’8 marzo è “La Giornata Internazionale della Donna” che comunemente viene chiamata “la festa della donna”.
Molti uomini, persone a modo, educate, rispettose, pacifiche e dai sani valori fanno gli auguri a tutte le donne che incontrano.
Se questa cosa non è statisticamente rilevante, resta comunque un dato di fatto che io vedo replicarsi ogni 8 marzo. Eppure la festa in questione non è una festa, al contrario: è una giornata di memoria.
Perché questa “festa della donna”?
E’ una ricorrenza che serve ad aprire una riflessione sulla discriminazione costante a scapito delle donne. Discriminazione nata da una tradizione che reputa ancora valida una distinzione gerarchica tra i sessi, tradizione che ritiene ancora che gli uomini siano più adatti al comando e al management e le donne a fare le mamme e a occuparsi della casa.
Quando invece è vero che ogni essere umano ha abilità di leadership e di cura in egual misura, purché abbia le possibilità di esprimerle. Eppure, se questo semplice assunto ci trova d’accordo in molti, nella pratica non è così.
I numeri parlano chiaro
Diamo alcuni numeri solo per ancorare questi concetti alla realtà:
Nel 2020 si sono persi 444mila posti di lavoro, di cui 312mila sono donne rimaste senza lavoro e 132mila sono uomini.
Su 21 Regioni ci sono solo tre donne a ricoprire il ruolo di sindaca nei capoluoghi e una sola donna presidente di Regione.
Statisticamente le donne studiano di più e si laureano di più e ricoprono più ruoli di insegnamento rispetto agli uomini, eppure su 77 atenei universitari, abbiamo solo 7 rettrici donne. Ai recenti Golden Globes (che esistono da 77 anni) è stata premiata la regista Chloé Zaho per il film Nomadland, prima di lei Barbra Straisand per il film Yent, nel 1984…
Nel film d’animazione Mulan, la protagonista ha il 50% dibattute in meno del draghetto che l’accompagna!
Le donne CEO di aziende nel mondo sono solo quasi il 20%, eppure è metà della popolazione mondiale.
Non possiamo più tirarci indietro
E potremmo continuare così per molto e in molti ambiti. È vero, le cose stanno cambiando, perché le donne si stanno impegnando a cambiarle. Per farlo però è necessario che si impegnino il doppio rispetto a un uomo e questo, come padre, lo trovo ingiusto.
Se la mia è una società che crede nell’uguaglianza è doveroso che entrambi i miei figli (maschio e femmina) partano dalle stesse condizioni per raggiungere i loro obiettivi.
La campagna #educhiamoalrispetto
Per questa ragione, l’8 marzo invito tutti i papà ad allearsi affinché ci sia una reale parità tra i nostri figli e per farlo è bene partire dalla consapevolezza che noi maschi siamo dei privilegiati.
Con questo non voglio dire che viviamo tutti nel benessere, no! Al contrario, intendo dire che apparteniamo a una categoria che vive meno ostacoli rispetto alle donne.
Quindi oggi, piuttosto che festeggiare e fare gli auguri alle nostre compagne, mogli, colleghe, mamme, concentriamoci su ciò che possiamo fare per “educare al rispetto” i nostri figli maschi e all’autodeterminazione le nostre figlie femmine.
Riflessioni sull’8 marzo festa della donna
Oggi ritagliamoci uno spazio per capire bene le origini di questa Giornata Internazionale della Donna e parliamone in famiglia, recuperiamo questa memoria.
Oggi aiutiamo i nostri figli maschi a scardinare gli stereotipi e alle nostre figlie femmine a ribellarsi quando la società le preferisce sottomesse.
Se vediamo un ragazzo fischiare a una ragazza per strada, spieghiamo a nostro figlio che quella è una molestia, non un complimento e a nostra figlia che comprendiamo la paura delle ragazze per questa situazione e che faremo in modo che siano libere di passeggiare a qualunque ora senza aver paura.
Educhiamo i nostri figli
Se nel traffico qualcuno dovesse esclamare “donna al volante, pericolo costante” spieghiamo ai nostri figli maschi che quella frase è un luogo comune stupido e che non fa per nulla ridere e alle nostre figlie che possono guidare una Ferrari a 300 km/h senza problemi, perché l’unico problema in materia di auto sono le case automobilistiche che si ostinano a fare i crash test con manichini che simulano i maschi e poco le femmine.
Insegniamo loro che nella complessità del vivere non esiste una “donna facile” per i suoi gusti sessuali e un “uomo facile” solo per dire che è semplice vivere con lui, ma che facile è un aggettivo e non un giudizio morale.
Oggi insegniamo ai nostri figli e alle nostre figlie che se una donna viene stuprata, va protetta e sostenuta e mai e poi attaccata con un “forse se l’è cercata”, mentre chi ha commesso quell’orribile reato deve scontare la sua pena come previsto dalla legge.
Oggi insegniamo loro che ogni donna uccisa da un compagno, marito, ex amante è morta perché viviamo in una cultura del possesso e non perché lui l’amava troppo. Nessun amore è violento, mai.
Festa della donna, educhiamo al rispetto
Oggi 8 marzo #educhiamoalrispetto, prendiamoci la responsabilità – come genitori – della cultura che abbiamo ereditato e di quella che vogliamo lasciare in eredità alle generazioni future;
insegniamo alle nostre figlie a sognare di governare il paese allattando se desiderano essere madri e se così non fosse, facciamole sapere che saremo padri felici lo stesso; rassicuriamo le nostre figlie che faremo il possibile per estendere a tutti e tutte i privilegi che hanno favorito la nostra categoria di uomini e insegniamo ai nostri figli che non esiste un solo modo di essere maschi, ma infiniti modi di essere felici con le loro sorelle!
Girolamo Grammatico è un life & business coach esperto di comunicazione empatica.
Il suo ultimo libro è #esserepadrioggi – manifesto del papà imperfetto.