Viaggio al Polo Sud, un altro capolavoro di Luc Jacquet
Viaggio al Polo Sud

Viaggio al Polo Sud, un altro capolavoro di Luc Jacquet

Luc Jacquet è un regista la cui carriera sembra indissolubilmente legata al continente antartico. Dopo il trionfo planetario di “La Marcia dei Pinguini” nel 2005 – un documentario poetico e commovente che gli è valso l’Oscar e l’adorazione del pubblico di ogni età – il cineasta francese ha continuato a esplorare l’affascinante mondo dei ghiacci eterni.

Con “Viaggio al Polo Sud“, presentato in anteprima mondiale il 20 dicembre 2023, il regista celebra un anniversario speciale: i 30 anni trascorsi dal suo primo viaggio che lo condusse, giovane biologo, per la prima volta sul continente antartico. Un’esperienza folgorante che ha segnato l’inizio di un amore incondizionato per questa remota landa desolata eppure ricca di meraviglie naturali. Un legame indissolubile che Jacquet rinnova ancora una volta con questo poetico omaggio alla sublime bellezza dell’Antartide.

La trama di Viaggio al Polo Sud

Il viaggio di Luc Jacquet per raggiungere l’Antartide inizia letteralmente dall’altra parte del mondo, nella regione patagonica dell’America Latina. È qui, in questa terra di fuoco e ghiaccio, che si aprono le porte d’accesso più suggestive per il mitico continente australe. Dopo aver ammirato i paesaggi primordiali della Terra del Fuoco e le iconiche scogliere di Capo Horn, Jacquet si imbarca per una lunga e pericolosa traversata marina attraverso lo Stretto di Magellano.

È qui che il vero viaggio ha inizio, seguendo Jacquet e la sua piccola squadra di avventurieri mentre si addentrano in questo regno di desolazione estrema ma anche di una ricchezza di vita animale stupefacente. Dalle imponenti balene azzurre che scivolano furtive sotto i banchi di ghiaccio alle danzanti colonie di pinguini imperatori, passando per le foche di Weddell e le temibili foche leopardo, l’Antartide si rivela essere un paradiso incontaminato dove la natura regna sovrana.

Regia e scelte artistiche

Quello che rende “Viaggio al Polo Sud” un’esperienza visiva così trascinante e ipnotica è la coraggiosa scelta estetica di Jacquet di girare l’intero documentario in bianco e nero. Una scelta che potrebbe sembrare controintuitiva per un film ambientato in uno dei luoghi più candidi del pianeta, ma che si rivela vincente per esaltare i contrasti netti e le geometrie astratte dei paesaggi artici.

Sotto l’occhio sensibile della cinepresa, le immense distese di ghiaccio luccicante diventano tele monocrome su cui danzano ombre e luci in un gioco di forme sempre cangianti. I massicci iceberg si ergono come sculture minimaliste, mentre le sagome dei pinguini e delle foche si stagliano nitide contro l’orizzonte bianco. È un trionfo del chiaroscuro, una celebrazione della potenza evocativa del bianco e nero che trasforma l’Antartide in un mondo quasi astratto e sospeso nel tempo.

A impreziosire il tutto, una colonna sonora avvolgente e quasi ipnotica che fa eco al fischio incessante del vento antartico. Tra rombi cupi e sibilanti crescendo, la partitura sonora trasporta lo spettatore in un’dimensione quasi primordiale, esaltando la cruda maestosità di questa landa estrema. Un universo di silenzi e richiami ancestrali in cui l’uomo appare una presenza quasi insignificante, sopraffatta dalla potenza bruta della natura.

Un alone di malinconia e sottile inquietudine permea inoltre l’intero documentario, quasi a presagire un destino di fragilità per questi paesaggi incontaminati. Un alone reso ancora più suggestivo dalle poche ma intense apparizioni in campo di Jacquet stesso, la cui figura solitaria si staglia quasi sperduta in mezzo all’immensità circostante.

Temi e messaggi

Oltre alla pura meraviglia visiva, “Viaggio al Polo Sud” è un’opera che vibra di un profondo amore per la natura selvaggia e incontaminata. Ogni inquadratura, ogni montaggio sembra un inno alla bellezza primordiale di questo angolo di paradiso terrestre ancora intatto. Eppure, a dispetto del suo candore immacolato, l’Antartide non è un luogo clemente. La sua crudezza e i suoi pericoli traspaiono costantemente, sia nelle scene di tempeste di neve accecanti che nelle sequenze mozzafiato in cui le fameliche foche leopardo danno la caccia ai pinguini indifesi.

È questa dimensione di sublime ostilità a renderlo un luogo così affascinante e magnetico per l’uomo, richiamando la stessa attrazione fatale che ha spinto gli esploratori del XIX secolo ad avventurarsi in queste lande proibite. Anche se Jacquet non cita esplicitamente nessuno dei grandi nomi come Shackleton, Amundsen o Charcot, aleggia costantemente l’ombra di questi pionieri la cui sete di conoscenza e il desiderio di spingersi oltre i limiti umani hanno inciso a fuoco l’Antartide nell’immaginario collettivo.

Ma al di là dell’irresistibile fascino del mito, ciò che più emerge dal film è un messaggio urgente di preservazione ambientale. Attraverso meravigliose immagini della fauna antartica – dai regali pinguini imperatori alle maestose balene azzurre.

Luc Jacquet ci regala un gioiello della settima arte al contempo ammaliante e inquietante, un viaggio nelle lande ghiacciate dell’estremo sud che rimarrà impresso a lungo nella mente e nel cuore di chi lo intraprenderà. Un’ulteriore, folgorante testimonianza dell’occhio visionario di questo maestro nel catturare la struggente bellezza di un mondo selvaggio e incontaminato. Un mondo che forse, un giorno, potrebbe non esistere più se non impariamo a esserne i rispettosi custodi.

“Viaggio al Polo Sud” è in uscita il 13 giugno 2024 in tutte le sale italiane, benvenuti nel regno del ghiaccio!

Trailer italiano di “Viaggio al Polo Sud”

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