La dignità di un individuo passa anche attraverso le piccole cose: una cena, una tavola imbandita, un pasto speciale in compagnia delle persone amate. Non sorprendono i numeri che caratterizzano, da tempo, il Ristorante Ruben, sito a Milano in via Gonin 52, non lontano dalla stazione ferroviaria di San Cristoforo: ogni giorno, in due turni (19.00-19.45 e 19.45-20.30) vengono infatti serviti, al costo simbolico di 1 euro – gratis sotto i 16 anni di età -, 500 pasti a persone in difficoltà sia economica che sociale.
Si pensi a individui che hanno improvvisamente perso il lavoro, a ex detenuti in cerca del reinserimento nella società, a padri separati, a famiglie magari in città per stare vicini a parenti malati ma non in grado di sostenere i costi della trasferta.
Il Ristorante Ruben, attivo dall’autunno dello scorso anno, nasce nell’ambito della Fondazione Ernesto Pellegrini Onlus, creata nel 2013 su input del Cavaliere del Lavoro Ernesto Pellegrini, in passato anche presidente dell’Inter, sulla base – si legge sul sito internet www.fondazionepellegrinionlus.it – «di un desiderio personale e di una forte motivazione etica e sociale». Il nome della struttura rimanda a una persona realmente esistita: un contadino, che lavorava per la famiglia di Pellegrini, che morì da clochard dopo che, a inizio anni Sessanta, si trovò a perdere il proprio letto per l’esproprio dei terreni che ospitavamo la cascina in cui lavorava: «Mi si stringeva il cuore a vederlo in quelle condizioni – è il racconto dell’imprenditore – e mi ero riproposto, appena le mie finanze, allora scarse, me lo avessero consentito, di procurargli un letto caldo. Purtroppo non ho fatto in tempo».
Ma torniamo all’attualità. Il ristorante non è esattamente una mensa per i poveri, quanto piuttosto un punto di riferimento per tutte quelle persone che, in un’epoca di crisi come la nostra, hanno perso il proprio stato sociale. Per accedere ai pasti è sufficiente rivolgersi a uno dei tanti Centri di Ascolto della Rete di Ruben, si terrà quindi un colloquio attraverso cui gli operatori valuteranno l’ammissibilità o meno al ristorante. In caso di risposta affermativa, sarà assegnata una tessera non cedibile ma rinnovabile, della durata di 60 giorni. Al termine di questo lasso di tempo servirà un nuovo colloquio per poter accedere nuovamente al servizio.
L’ambiente non ha davvero nulla da invidiare ad altri ristoranti, e anche in questo risiede la valenza del progetto, che si pone l’encomiabile obiettivo, come accennato in apertura, di restituire dignità a tutti coloro che si sono trovati a dover far fronte a problemi di grande entità.
Emanuel di Marco