Papà e figlio, papà e figlia. Quali sono le differenze?

Papà e figlio, papà e figlia. Quali sono le differenze?

Maschio o femmina?

Aspettare i nostri figli è stato come assistere a una tornata elettorale. C’era il partito del maschio e quello della femmina. Abbiamo passato tre quarti della gravidanza ad ascoltare proclami politici che caldeggiavano un sesso oppure l’altro. Poi sono nati e il caso ha voluto che fossero proprio un maschio e un femmina. Ho accontentato tutti. I fautori della forza mascolina e della discendenza del nome e coloro che vedevano nella femmina il calore, l’accoglienza e, diciamocela tutta, anche una sorta di assicurazione futura sulla vecchiaia mia e di mia moglie.

Crescere questi due ragazzi mi ha fatto capire una cosa. La maggior parte di noi papà cerca di fare del proprio meglio e tutto ciò che è possibile per aiutare i nostri figli a crescere. Quello che non sappiamo è che l’interazione che sviluppiamo con loro è diversa in base al sesso.

Padre e figlia

Tempo fa mi è capitato di leggere su una rivista scientifica il risultato di una ricerca che mi ha lasciato alquanto perplesso per la sua ovvietà. La relazione tra padre e figlia è sostanzialmente e materialmente diversa da quella padre e figlio. Verissimo, perché diversi sono i ragazzi. Mia figlia mi ha permesso di connettermi con le mie emozioni più nascoste. Grazie a lei ho preso confidenza con la sfera emotiva, uscendo da quello status di orso nel quale ci riconosciamo più o meno noi uomini. In generale siamo più attenti ai bisogni e agli stati d’animo delle nostre principesse.

Il rapporto padri e figlie è importante nella misura in cui ci spetta il difficile compito di crescere una futura donna sicura di sè e determinata. Spesso le faccio dei complimenti perché so che quello che dico io ha un valore diverso rispetto a ciò che dice mia moglie. Ma non perché lei sia meno importante ma semplicemente perché io sono il papà, parlo di meno e quello che dico scava un sentiero di pensieri incancellabili in quella testolina. Ho imparato a versare il té alle bambole, a tenerle la mano quando il buio le fa paura e rispettare i suoi spazi quando ha deciso che era ora di percorrere da sola le strade del mondo.

Padri e figli


Pensavo che con mio figlio sarebbe stato più facile perché giocavo in casa, sapevo dove mettere le mani. Ti pare che mi avrebbe messo in crisi crescere un maschio? Invece la crisi c’è stata perché con lui, e non l’avrei mai detto, avevo più difficoltà a esprimere i miei sentimenti. Un paradosso perfetto: quella stessa facilità che avevo con mia figlia, la perdevo a contatto con il maschio. Ho dovuto sradicare gli ancestrali imbarazzi o tabù che impediscono a noi uomini di parlare dei nostri sentimenti. In questo affascinante viaggio alla ricerca del me perduto, ho costruito una relazione forte con il mio ragazzo.

Incoraggio entrambi, ma a lui insegno l’arte della risolutezza e del coraggio, lo spingo verso giochi e sport che possano soddisfare la sua natura forte e capace. Da una parte gioco con le bambole, dall’altra a wrestling. Lui ha bisogno di sapere che ci sono, mi imita ma allo stesso tempo prende le distanze. La femmina cercherà in un uomo qualche briciola di suo padre. Il maschio invece costruirà la sua identità scavalcando quella paterna. Questa cosa avrebbe fatto inorridire mio padre o mio nonno, a me invece fa sorridere. E mi metto da parte perché è giusto che sia così.

In conclusione posso dire che è vero, le differenze ci sono, ma rappresentano un valore aggiunto perché quello che vivo con mia figlia arricchisce il mio rapporto con il maschio e viceversa. Uno scambio d’affetto e complicità che mi spinge ogni giorno a cercare di essere un buon padre.

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