L’opera di Lucia Perrucci mette al centro dell’azione i giovani.
Dodo, insieme al fratello Giulio, e i cugini Cesare, Camillo e Cecilia, dovrà affrontare una serie di vicissitudini inquietanti, legati a un incendio avvenuto due anni prima nella villa della nonna.
Le figure adulte all’interno del libro, continuamente distratte dai litigi e dalle polemiche, non riescono ad accorgersi di ciò che accade in quella casa. Solo la nonna ne è perfettamente cosciente, ma nessuno le crede ad eccezione dei nipoti.
Per trovare una soluzione, i ragazzi dovranno avventurarsi nella parte oscura dell’abitazione, quella divorata dalle fiamme; la zona proibita e nascosta, in cui la realtà si distorce e si deforma al punto da divorare lentamente tutto ciò che trova intorno.
Un libro dedicato ai giovani ragazzi
Si tratta di un’opera rivolta ai giovani lettori e quindi lo stile riflette la fase evolutiva raggiunta dal destinatario naturale del libro, nello specifico i ragazzi dai 12 anni in su.
Lucia Perrucci dà vita a un testo in grado di coinvolgere a livello emotivo i lettori, costruendo delle personalità credibili con cui i ragazzi tendono a identificarsi in modo spontaneo, senza mai cadere negli stereotipi.
È una storia originale, che affonda le sue radici nell’horror e nel fantasy per ragazzi, generi assai graditi e popolari, affrancandoli però dai tratti più cupi e combinandoli con una raffinata intelaiatura psicologica della trama.
Il filone della letteratura young adult, genere a cui appartiene il libro della Perrucci, si dimostra in grado di affrontare temi importanti e nel contempo attirare, intrattenere ed educare giovanissimi lettori.
I giovani sono alla continua ricerca di storie affascinanti per affinare la loro facoltà di comprendere il mondo e diventare adulti, l’autrice conosce bene il loro mondo grazie al lavoro di insegnante che svolge con dedizione.
Perché leggere “Nelle case dei morti non ci sono scale”
Il libro affronta il tema della distanza fra adulti e ragazzi, mettendo in luce il coraggio e la capacità di calarsi nella realtà presente di questi ultimi, utilizzando anche espedienti narrativi volti a impressionare. A tratti la storia può risultare inquietante, e quindi non è particolarmente adatta a un pubblico infantile.
Per contro, un ragazzo di 12 anni (o più) potrebbe trovarla davvero interessante e stimolante.
I giovani protagonisti, del resto, si collocano in questa fascia di età, ed è principalmente a loro che si rivolge l’opera.
Anche un adulto, tuttavia, potrebbe sorprendentemente essere attratto e divertito da questo libro, che offre innumerevoli spunti di riflessione e prospettive inedite sulle relazioni familiari.
In fin dei conti è un libro che un padre può condividere con un figlio già grande o viceversa; un modo per avvicinarsi, discutere ed esprimere i propri pensieri.
La narrativa si conferma ancora come un potente strumento non solo per conoscere sé stessi, ma anche per relazionarsi con l’altro e conoscere i suoi pensieri.