Il test positivo ancora sul tavolo, la felicità nell’aria e, all’improvviso, un dubbio: come lo diciamo al primogenito?
Intanto, godetevi la vostra felicità, che nove mesi sono lunghi per chiunque, tanto più per un bambino. Non c’è nessuna fretta di comunicare la notizia che diventerà fratello o sorella maggiore, la percezione del tempo nei bambini è molto diversa dalla nostra.
Più il primo figlio è piccolo, più è meglio dirglielo il più avanti possibile. Anche se si vedono bambini che danno baci alla pancia della mamma perché c’è il fratellino, un bambino fino ai 4/5 anni non ha la percezione di cosa ci sia davvero alla pancia della mamma. Quindi, fino ai 3 anni possiamo tranquillamente aspettare l’ultimo trimestre di gravidanza, quando cioè l’arrivo del nascituro implica dei cambiamenti concreti nella vita della famiglia (si comincia a preparare la culla, i vestitini, la borsa per l’ospedale). In questa fase, se il bambino vuole (senza forzarlo), gli si può proporre di fare le cose insieme, scegliere insieme i vestitini per l’ospedale o un pupazzetto da mettere nella culla (questo aiuta il fratello maggiore a fare un collegamento concreto con la realtà tra il prima e il dopo nascita). Parlatene sempre al positivo, evitando frasi tipo “la mamma non può portarti al parco perché ha il fratellino in pancia”. Meglio dire che la mamma è stanca, senza dare “la colpa” al fratellino. Le ultime settimane va informato il bambino di cosa succederà: la mamma andrà in ospedale e lui starà con i nonni, il papà, la baby-sitter, in modo che sia preparato al fatto che non vedrà la mamma per qualche giorno e che sia rassicurato dal fatto che è tutto organizzato anche per lui.
Con i bambini di 5 o più anni, si può cominciare a dirlo già dal momento in cui si vede la pancia (secondo trimestre). Quasi sicuramente avranno anche già amichetti che sono fratelli maggiori e quindi saranno loro stessi a fare dei confronti. Si possono coinvolgere anche già da subito, dicendogli come sarà la vita con il fratellino e sorellina (l’importante è che siano cose positive!), comunicandogli, se i genitori lo desiderano, anche la scelta del nome (proponendo massimo due nomi su cui lui/lei potrà dare una preferenza). Anche in questo caso, le ultime settimane, va informato su dove e con chi starà mentre la mamma e il papà sono in ospedale.
Più sono grandi, più è possibile coinvolgerli prima. Ai bambini oltre i 6 anni, sarebbe meglio dirlo a loro prima di fare tutte le comunicazioni ufficiali, per evitare che capiscano da soli ascoltando i discorsi degli adulti.
In ogni caso, qualsiasi sia l’età, rassicuriamolo che la vita cambierà sicuramente (perché cambierà), ma non cambierà niente dell’amore che papà e mamma provano per lui/lei!