In vacanza con mamma o con papà? Ovviamente con entrambi!

In vacanza con mamma o con papà? Ovviamente con entrambi!

Come e perché la qualità conta più della quantità

Il periodo delle vacanze estive si avvicina e per molti papà la difficoltà principale sarà quella di riuscire a trascorrere qualche settimana con i propri bimbi.

Questo è ancora più vero per i papà separati, le cui difficoltà sono decisamente maggiori. La pagina facebook e il sito superpapa.it raccolgono spesso i post e i commenti dei papà separati e talvolta alcuni casi eclatanti possono anche balzare agli onori o ahimè agli orrori della cronaca.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza su diversi livelli fra loro collegati: il rapporto esclusivo e diretto con i figli sul quale si incrociano il rapporto con l’ex partner e quello con le leggi e la giustizia.

Per maggiore chiarezza espositiva, iniziamo dall’ultimo punto.

L’attuale legislazione prevede che in merito alle decisioni sui termini dell’affidamento, sui tempi e modi degli incontri dei figli con ciascun genitore e sugli aspetti legati al contributo economico per il mantenimento dei figli sia competente il tribunale ordinario sia per le coppie sposate sia per le coppie di fatto (ed è la novità introdotta dal legislatore dal 2012). Non più quindi il tribunale per i minorenni per le coppie di fatto come succedeva in precedenza. Un altro aspetto rilevante del diritto di famiglia è che – tranne nei casi di provata impossibilità per motivi accertati dagli organi giuridici – l’affidamento dei figli deve preferibilmente essere condiviso. Questi due aspetti sanciscono due implicazioni importanti: da una parte viene meno l’ottica maggiormente tutelante nei confronti dei minori che era naturalmente valorizzata dal tribunale per i minorenni e dall’altra questo interesse preminente di tutela dei figli spetta ai genitori, sebbene si trovino nella difficile transizione (dis)evolutiva della separazione…

Nella mia attività di giudice onorario presso il tribunale per i minorenni mi è capitato spesso di ascoltare coppie separate che – prima della riforma legislativa – erano chiamate a concordare o motivare le ragioni del disaccordo rispetto ai termini dell’affidamento, dei tempi e modi degli incontri con i figli e sugli aspetti economici. Constatavo spesso con grande rammarico come i figli (spesso bambini molto piccoli) erano i grandi assenti dei discorsi sia da parte dei genitori sia da parte degli avvocati che li assistevano. Per esercitare al meglio la genitorialità (anche nella separazione) è necessario avere sempre in mente la presenza dei figli e le implicazioni su di loro di qualunque nostra decisione. Purtroppo, la “foga agonistica” e le frustrazioni della situazione di separazione portavano spesso quelle coppie a “dimenticare” di trovarsi nelle aule di un tribunale per i minorenni (rimarco la preposizione) e che lì si sarebbe dovuto decidere nell’interesse dei figli e non su chi ha più ragioni o più colpe.

Veniamo dunque all’interesse dei figli che è e deve essere sempre il primo impegno di qualunque genitore. L’interesse dei figli è quello di trascorre un tempo di qualità con entrambi i genitori. La qualità del tempo non si misura con la sua durata: posso trascorrere 3 giorni intensi e bellissimi con le mie figlie o buttare via una settimana piazzandole davanti la tv o giocando con i videogame… l’interesse dei figli è quello di trascorrere il tempo giocando, inventando, facendo attività motoria, incuriosendosi del mondo e cercando le risposte, sperimentando emozioni e imparando a gestirle: con due sole parole, “crescita” e “maturazione”.

Anche per questi motivi, il legislatore ha modificato la vecchia dicitura della “potestà genitoriale” (ancor prima “patria potestà”: terribile!) con l’attuale e moderno “responsabilità genitoriale” . E’ una variazione sostanziale perché ci dà un indizio di quanto importanti siano le nostre azioni e che impattano abbiano su altri, più piccoli e meno scaltri o meno stupidi (scegliete un po’ il termine che preferite).

La richiesta, spesso pressante e univoca, che molti papà fanno è di avere più tempo da poter passare con i propri figli. Bene, se il regime di affidamento è condiviso il tempo che ciascun genitore trascorre con i propri figli dovrebbe essere equamente suddiviso, ma qui subentra un’altra questione: le routine quotidiane (dalla scuola allo sport), gli orari, i riti (coricarli, i pasti) necessitano di regolarità: frequenti spostamenti, variazioni, finalizzati a equiparare i tempi trascorsi con il papà a quelli trascorsi con la mamma sono più nocivi delle irregolarità. La soluzione migliore è – come spesso succede – il buon senso: è chiaro che il tempo non può essere sempre e comunque diviso a metà ma può essere condivisa la qualità del tempo trascorso con ciascuno dei due genitori. Se ho a disposizione la sola mezz’ora in cui accompagno i miei bimbi a scuola farò di quella mezz’ora il momento più bello della giornata di mio figlio. E lui se ne renderà conto, lentamente e nel lungo periodo

Il genitore in perenne lamentela, recriminazione, sempre nervoso o sempre distratto, anche se avrà giornate e settimane intere, farà forse del bene a se ma difficilmente ne farà ai suoi figli.

Che ne è allora del periodo estivo e delle festività e vacanze in genere?

Di solito, le coppie separate prevedono un periodo minimo di 2/3 settimane che i figli trascorrono con ciascuno dei due genitori. In questo periodo, alcuni genitori decidono che è il momento di far conoscere ai figli il proprio partner portandoli in vacanza insieme… bene, avete mai pensato che se per voi potrebbe essere una bellissima vacanza, per i figli è fonte di ulteriore stress che si somma a quello di aver già vissuto la separazione e di vivere nel frequente (se non perenne) conflitto?

Se intendiamo la vacanza come un periodo per riposare, ristorarsi psicologicamente e coltivare la qualità delle relazioni non è certo aggiungendo una nuova figura adulta che riusciamo a farlo. Anzi, le vacanze sono il momento per consolidare il rapporto fra quelle parti della famiglia fra cui esiste ancora una relazione positiva. È fondamentale naturalmente fare attenzione all’età dei bambini: a 2-4 anni i bambini sono ancora molto (e direi esclusivamente) legati alla mamma.

Cari super-papà, è un dato di fatto oggettivo, atavico, non modificabile. Freud e Hitchcock (cfr. Psycho) c’hanno costruito una fortuna ed è così. È un legame di attaccamento che si stabilisce ancor prima della nascita e che nessuna legge, nessun giudice e purtroppo nessun papà potrà modificare.

La qualità del maternage è così importante che difficoltà nei primi mesi e nei primi anni diventano spesso limiti insopportabili da ragazzi e da grandi. E se la nostra ex è una poco di buono per noi… non significa che lo sia o che debba esserlo anche per i nostri (e suoi) figli.

Spesso i giudici e le leggi tengono conto anche di questo…

Ah, questo articolo è stato scritto senza maltrattamento nei confronti di nessun minore ma – spero, sì – verso i molti adulti, sia (super)papà che (super)mamme, che con il loro comportamento negligente, arrogante e miope, violentano giorno per giorno i loro figli.

 

 

 

Eugenio De Gregorio

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