Essere papà non è un gioco
Papà con figlia

Essere papà non è un gioco

Di miti da sfatare ce ne sarebbero tantissimi, ma iniziamo subito da quello per cui i papà leggono solo la Gazzetta dello Sport. Falso.

Questa riflessione nasce proprio dalla lettura di un interessante articolo di Michela Proietti sul settimanale femminile del Corriere della Sera, Io Donna.

Un titolo che ha attirato la mia attenzione: “Io gioco con papà. E mi diverto un sacco”. Un abstract che però mi ha fatto imbestialire. Leggendo, infatti, qualche riga in più dopo il bel titolo, ci si imbatte ancora una volta nel confronto quasi competitivo tra il ruolo della mamma e quello del papà. Una gara, una prova con premio finale.

In realtà, è un’ottima provocazione. E infatti mi provoca subito. Ma l’articolo a una lettura attenta e onesta traccia un quadro della situazione chiaro: i ruoli si sono evoluti (grazie al cielo), le mamme sono emancipate e indipendenti (grazie al cielo) e i papà collaborano attivamente all’educazione dei figli (grazie al cielo).

E qui, proprio quando mi ero quasi calmato, arriva un altro colpo basso: i papà italiani sono peggio di quelli danesi, tedeschi, americani e via dicendo. Statistiche e ricerche sociologiche a parte, io credo che anche in Italia gli uomini che vivono la paternità siano parecchio cambiati e abbiano preso atto che non può essere più solo la madre a pensare alla crescita e all’educazione dei figli, ma loro stessi in prima persona e attivamente tutti i giorni devono rimboccarsi le maniche a aiutare in questo che è il compito più difficile, ma anche più bello del mondo. Non capisco che cosa ci sia di sbagliato se portiamo i figli al parco a giocare, se ci mettiamo in casa a fare le battaglie con i cuscini o se ci prestiamo al trucco e parrucco come fossimo bamboline. Tanto, amiche mie donne e mamme, non fateci credere che siamo noi a scegliere di fare tutto questo. Voi dettate legge e noi obbediamo. Questo dai tempi dei dinosauri. Comprendo, però, che dopo le mille attività fatte per i figli, non abbiate l’energia di mettervi anche a giocare. E qui entra il gioco il papà. Ma non per questo penso che voi, care mamme, facciate i lavori sporchi e noi ci prendiamo solo il meglio. Ragazze, sveglia! Qui non siamo al mercato. Qui parliamo dei nostri (prima persona plurale) figli, non dei “miei” o dei “tuoi”.

Mi sorge anche un altro pensiero: noi uomini siamo sempre criticati. Quello che facciamo non va mai bene. E se va bene, la mamma lo avrebbe fatto sicuramente meglio.

Magari, dandoci più fiducia e più libertà di movimento, le cose potrebbero veramente migliorare.

Oggi sono sempre più numerose le famiglie monoparentali e i figli sempre di più si ritrovano a crescere con una mamma sola e con un papà solo. Non per questo credo ci siano differenze. L’amore per i figli non ha ruoli. Ha solo verità, dono, volontà, forza. E questi sentimenti non sono maschili né femminili. Sono umani. Che ne dite?

Daniele Tarenzi
Per lavoro mi occupo di comunicazione. Per passione mi occupo di comunicazione. Amo le persone sveglie, appassionate e “che friggono”! Mi laureo in Lettere (perché Dante è sempre Dante!), ma faccio il Communications Manager.

Il mio blog si chiama Che Storie (http://www.chestorie.com).

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