Divorzio: fra stigma sociale e opportunità di crescita
divorzio tra stigma sociale e opportunità di crescita

Divorzio: fra stigma sociale e opportunità di crescita

Quando dico alla gente che sono divorziato, in genere la prima risposta che mi viene detta è “mi dispiace” come se avessi appena parlato della morte di un parente.

Purtroppo in parte è proprio così!

In un certo senso una parte di me è veramente morta il giorno stesso in cui ho realizzato che era terminata la mia vita in famiglia e che sarebbe arrivata presto l’ora di abbandonare la casa coniugale.

L’amore che doveva essere e che rappresentava il raggiungimento di un obiettivo di vita era terminato lasciando un segno indelebile nel percorso di tutti.

La vita non aveva preso la piega che avevo tanto anelato: ero entrato a far parte della schiera dei milioni di padri separati Italiani.

No! il divorzio non è l’ideale ma nemmeno un evento per il quale dispiacersi a vita!

Dopo un primo momento di abbattimento segue, nella gran parte dei casi, un periodo dedicato a riacquisire le energie e a riprendersi in mano la vita.

Nel mio percorso, dedicato a fornire presenza e amore a mia figlia, ho scelto parallelamente di addentrarmi in un’analisi profonda delle tematiche legate a separazione e divorzio.

Da qui le mille fatiche per portare in Italia 2houses.com nonché le molteplici collaborazioni con soggetti, privati, associazioni, avvocati e coach che dedicano il loro tempo all’ascolto dei milioni di genitori italiani separati.

Il “viaggio” mi ha portato a guardare la tematica da diverse angolazioni: psicologiche, legali e anche sociologiche.

Recentemente la mia attenzione si è spostata a considerare lo “stigma sociale del divorzio”.

Sono passati diversi anni e ancora faccio fatica a capire perché due persone che si sono tanto amate quando si separano continuano a lottare e discutere, spesso per futili motivi, perdendo così di vista la propria serenità e quella dei figli.

La società ha un’idea estremamente negativa del divorzio e mi viene da pensare che il vero problema parta dalla connotazione che comunemente viene data all’evento.

Certo, la separazione non è un accadimento del tutto positivo ma nemmeno si può continuare a proiettare un film a tinte morte di una situazione che impatta su quasi 90.000 famiglie con figli all’anno.
Nessuno entra in un matrimonio augurandosi di arrivare a un divorzio!

Grazie a 2houses.com sono stato costretto a guardare oltre e soprattutto oltreoceano.

È proprio lì che le piattaforme digitali di mediazione e ogni altro strumento utile alla riduzione del conflitto sono diventate di uso quotidiano e addirittura prescritte obbligatoriamente nelle corti di giustizia di alcune nazioni, in particolare in Canada.

Molto è stato detto sulla necessità di un clima sereno per i figli ma poco viene fatto concretamente.
Il problema nei paesi di cultura anglosassone viene risolto a monte. Un ampio utilizzo di patti prematrimoniali é in grado di fornire soddisfazione alle parti di un contratto, quello matrimoniale, che si presenta fallato nell’accordo delle parti.

Come dice la mia amica Letizia Ciancio, formatore, coach e scrittrice di “Essere Padre Essere Madre Storia di un’avventura!”. Il problema è di tipo culturale, infatti secondo lei “La nostra cultura Europea affonda le radici nell’idealismo, da Platone a Kant e oltre…” “pertanto nella nostra visione del mondo, pur con tutte le sfumature di grigio, alberga una concezione valoriale ed etica posta a fondamento della realtà stessa, la quale esisterebbe come proiezione del pensiero e dovrebbe tendere ad un ideale assoluto.”

In America viceversa, e dunque nei paesi anglosassoni, la cultura è stata influenzata dal Pragmatismo

Questa impostazione filosofica genera una visione del mondo si basa su un’idea di efficacia che prescinde dalla ricerca una “verità assoluta” o dalla tensione verso un ideale assoluto di giusto/sbagliato… ma che punta a ciò che “funziona” in relazione ad un obiettivo concreto, in un determinato momento, in un certo contesto. Alla nostra cultura filosofica, si aggiunge poi la visione cattolica che considera il matrimonio un sacramento, un’unione nel nome di Dio.

La conseguenza è che la separazione viene spesso vissuta come un “alto tradimento” o comunque, come il fallimento di una vita intera, tesa idealmente all’unione “finché morte non vi separi”…

In questa cornice, la separazione potrebbe dunque rappresentare un’occasione di crescita e trasformare un evento che nasce come negativo in propulsore energia, utile alla rinascita e cambiamento: “Siamo cresciuti come individui e il modo in cui sono cresciuto io non si allinea più con il modo in cui è cresciuta Lei”. Questo è un primo passo verso la serenità.

“Non andiamo più d’accordo ed è meglio per noi e per i bambini vivere separatamente”; considerazioni che dovrebbero poter essere fatte da entrambi i genitori nel minor tempo possibile.

Il divorzio non è una brutta cosa. Ammette che le persone possano cambiare e non essere più in linea l’una con l’altra. Il segreto sta nell’accettare la faccenda e soprattutto essere pragmatici per arrivare nel minor tempo possibile a continuare serenamente il proprio percorso di vita.

Invece di dire “oh, mi dispiace” a un divorziato, dovremmo poter iniziare a dire “buono per te!”.
Buono per te per aver realizzato che non eri felice in quella vita. Buono per te, che hai deciso di proteggere il tuo benessere emotivo! Buono per te che hai capito di meritare di più dalla tua esistenza!

Dobbiamo smetterla di pensare al divorzio con esclusiva eccezione negativa

A volte serve proprio un divorzio per dare equilibrio e tranquillità in una famiglia dove qualcosa non funziona come deve. Alla fine, a prescindere dai dettagli, la ragione per la quale ci si separa è perché uno o entrambi i partner non sono felici nella relazione e vogliono o meritano di meglio per loro stessi.

Il modo in cui vedo la mia situazione personale e il divorzio in generale è il seguente: è meglio per tutti, inclusi i bambini, vivere la vita in una casa allegra e felice e se ciò comporta due case separate così sia. È meglio abbandonare la nave piuttosto che sottomettersi all’isolamento emotivo, al ridicolo o alla violenza perpetua ogni giorno per tenere assieme “il matrimonio”.

Il matrimonio, Papà, non vale il tuo benessere emotivo o fisico

Tutti dovrebbero poter affermare con grande serenità nel prossimo futuro “Buono per te co-genitore aver contribuito alla creazione di un nuovo equilibrio”. Certo un aiuto dalle Istituzioni sarebbe auspicabile così come l’introduzione di leggi e strumenti in grado di favorire realmente la mediazione tra genitori.

Alfonso Negri

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