Ho letto con grande interesse i dati dell’Osservatorio Genere e Stereotipi 2025, promosso da Henkel Italia in collaborazione con Eumetra. Il titolo di questa edizione è eloquente: “I sogni ad ostacoli della Generazione Alpha”.
Quello che emerge è l’immagine di una generazione con tanta voglia di sognare, ma anche con una lucidità sorprendente nel riconoscere gli ostacoli che incontrerà, soprattutto quando si parla di genere.
Ragazze e ragazzi sognano entrambi in grande
Il dato più bello è che sia le ragazze (44%) che i ragazzi (39%) dichiarano di avere grandi progetti per il futuro. E questo mi fa pensare ai miei figli, alla loro voglia di immaginarsi in ruoli diversi, senza limiti.
Ma c’è anche un rovescio della medaglia: i ragazzi sembrano più sicuri di sé (78% convinti di poter fare la differenza, contro il 70% delle ragazze). E già qui vediamo come il condizionamento culturale pesi sulle spalle delle nostre figlie: non nel “sognare”, ma nel credere fino in fondo di potercela fare.
La paura delle discriminazioni
Un dato che colpisce è che quasi un terzo delle ragazze (28%) teme discriminazioni di genere quando entrerà nel mondo del lavoro, e il 31% ha paura di pagare un prezzo alto se deciderà di avere figli.
Come papà, questo mi fa riflettere: se già a 13-15 anni una ragazza interiorizza questa paura, vuol dire che come società le stiamo trasmettendo un messaggio sbagliato.
E mi chiedo: cosa possiamo fare noi genitori per cambiare questo immaginario? Forse mostrare con i fatti che anche noi possiamo prenderci cura della famiglia, che il lavoro domestico non è “aiuto” ma corresponsabilità, che la genitorialità è un’avventura da vivere insieme.
Modelli e ispirazioni: non gli influencer, ma mamma e papà
Un altro aspetto che mi ha fatto sorridere (e anche un po’ emozionare) è che, nonostante gli adulti siano convinti che gli influencer siano il modello dei ragazzi, solo il 2% dei preadolescenti li cita davvero come fonte d’ispirazione.
I veri punti di riferimento restano mamma e papà.
È una responsabilità enorme: significa che i nostri figli ci osservano, ci studiano, e capiscono molto bene quanto sia complicato per le madri conciliare lavoro e vita personale, o quanto i padri siano presenti o meno.
Insomma, i nostri figli imparano da ciò che facciamo, più che da ciò che diciamo.
Media, linguaggio e nuovi immaginari
Interessante anche la parte sul linguaggio e sui media: i ragazzi sanno che i social e la pubblicità accentuano gli stereotipi e sono molto critici sia verso le rappresentazioni femminili (legate soprattutto alla bellezza) sia verso quelle maschili (forza, successo, coraggio a tutti i costi).
Mi fa piacere che siano così consapevoli. Forse sono più pronti di noi a chiedere un racconto diverso, più autentico.
E allora, da papà, cosa possiamo fare?
Quello che porto a casa da questa ricerca è che le nuove generazioni hanno le idee chiare e tanta voglia di cambiamento, ma si aspettano che noi adulti apriamo loro la strada.
Noi padri, in particolare, possiamo fare la differenza se dimostriamo che il nostro ruolo non è secondario né accessorio: siamo parte attiva della cura, dell’educazione, del tempo in famiglia.
Solo così le nostre figlie smetteranno di crescere pensando che i loro sogni costano più fatica, e i nostri figli capiranno che non devono per forza essere “forti e vincenti” per sentirsi realizzati.
Come dice spesso la nostra community: noi papà ci siamo!
Ed è proprio ora di dimostrarlo, non solo a parole ma con i fatti.