Io e mia moglie siamo una coppia in cui i ruoli genitoriali, nei confronti di nostro figlio, sono ben definite in due impronte educative differenti piuttosto archetipiche da madre e padre “vecchio stampo”. Lui stesso risponde ai nostri ruoli in maniera diversa, più coccolone e creativo con la mamma, più fisico ed esplorativo con papà. In fin dei conti mi sento un papà moderno.
Una famiglia moderna
Siamo anche una famiglia moderna, in cui ciascuno dei due ha, lavorativamente parlando, un ruolo paritetico all’altro, e questo ci porta, nel barcamenarci tra due ruoli di responsabilità all’interno di aziende strutturate e il menage familiare, a essere totalmente intercambiabili per quanto riguarda la cura di nostro figlio. All’atto pratico a mio figlio io (uso la prima persona perché evidentemente è scontato che la mamma lo faccia per predisposizione genetica, mentre il papà ne sia incapace) cambio pannolini, gli preparo da mangiare, gli compro io e gli lavo i vestitini, lo vesto, lo svesto, lo lavo, lo metto a nanna, lo sveglio la mattina, lo porto all’asilo, vado a prenderlo, lo porto al parco giochi e godo a ogni suo progresso, a ogni gradino più alto che riesce a scalare. Lo tengo con me nel carrello mentre faccio la spesa e gli compro il prosciuttino cotto affettato fresco da 40€ al kg perché a me e mia moglie va bene anche il primo prezzo in vaschetta, ma da quando è nato lui solo il meglio del meglio.
Sono un papà moderno
Mai ho pensato di vantarmene, mi sembra una cosa normale e conosco tanti padri che fanno la stessa cosa. Beati noi, sottolineo: sperimentiamo un legame con i nostri figli che ai nostri, di padri, solo una trentina d’anni fa, era generalmente precluso. Ignoto. Tante volte, in questa trentina di mesi che è durato finora il mio viaggio da papà, mi sono sentito chiamare “Mammo”.
L’ultima volta mi è successo qualche giorno fa, al parco giochi che abbiamo la fortuna di avere vicino casa. Mentre mio figlio era lì che giocava spontaneamente con due bambine di oltre il doppio della sua età, la mamma di una delle due mi attacca bottone, e alla fine mi dà del “Mammo”. Convinta forse di farmi un complimento, meschina.
Un’altra volta, non più di qualche settimana fa, era una ex collega che mi ha scritto per sapere come stessi e farsi un po’ di cavoli miei. Mi ha dato fastidio, quando me l’ha detto.
“Ah allora fai un po’ il Mammo”.
Non gliene faccio una colpa. Potrei citare decine di altri commenti così, tutti diversi per luogo e circostanze, ma tutti hanno una cosa in comune: sono arrivati tutti da donne. Nella maggioranza dei casi, da madri. Non necessariamente anziane, non vi pensate solo la classica Over 60 che come lo fa lei il risotto non lo fa nessuno, no. (Non solo, ma) Anche gente di 30 anni, Millennials, figlie della crisi economica e dei Co.Co.Pro.
Persone che in teoria dovrebbero essere emancipate.
Perché è sbagliato dare del mammo ad un papà
Dare del Mammo a un Papà può sembrare una cosa banale e innocente, ma è un’affermazione becera che sottende almeno tre, tutt’altro che banali, generalizzazioni:
1. La cura dei figli, e dei bambini in generale, è naturalmente appannaggio delle donne.
2. Un uomo non è naturalmente predisposto e, più in generale, incapace, di prendersi da solo cura di un bambino.
3. Il ruolo sociale di padre non comprende tra le proprie responsabilità la cura dei figli, e, per estensione, la cura dei figli esula dal ruolo di padre.
Semplicemente papà
Ora, io non mi offendo se mi date del mammo. Vi compatisco. Vi compatisco perché per voi che ci chiamate così, noi padri non solo non siamo capaci di prenderci cura dei nostri figli, ma non dovremmo neanche farlo.
Ce n’è, di padri così, non fraintendetemi. È pieno di padri che non hanno mai cambiato un pannolino, che arrivano a casa ogni sera e si grattano il culo sul divano aspettando che gli si faccia la cena e che nemmeno si comprano le mutande da soli, figuriamoci lavarsele. Magari ne avete addirittura uno così che vive in casa vostra, e la colpa è almeno al 50% di vostra suocera. Ma sono quei padri lì, che dovrebbero essere un’eccezione, non noi. Sono quelli lì, quelli per cui dovreste trovare una definizione alternativa. Noi altri soltanto dei papà, che fanno tutto quello che fanno normalmente i papà. Grazie.
Michele Cascio