Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un video stupendo, emozionante, talmente bello che ha raggiunto 2 Mln di persone in poco tempo: il video riprende il primo incontro tra due genitori adottivi e il loro bambino in un villaggio sperduto nel Burundi, in Africa.
Impossibile non commuoversi nel vedere la gioia di papà Antonio e mamma Beatriz dal momento in cui hanno realizzato che quel bambino piccolo e indifeso sarebbe stato il centro del loro universo.
E la timidezza e il timore del piccolo orfano piano piano si trasformavano in felicità nell’aver trovato due genitori che, da quell’abbraccio, non si sarebbero più staccati da lui.
Ma il cuore enorme di questi genitori non si è fermato qui: insieme ad altre 3 coppie di genitori adottivi hanno deciso di occuparsi anche di tutti quei bambini che rimanevano lì in attesa dando vita a 4inzu, un’organizzazione di volontariato che ha lo scopo primario di costruire una casa accogliente vicino a Gitega, nuova capitale del Burundi.
Leggiamo con emozione il racconto di Francesco, uno dei 4 papà soci fondatori di 4inzu.
Siamo diventati genitori adottivi
La nostra permanenza in Burundi è stata un patchwork di immagini e di emozioni che custodiamo nella nostra mente.
Non si possono dimenticare quei giorni perché – proprio in quei giorni – tutto ha preso forma, attimo dopo attimo, come un’esplosione di vita nuova, una rinascita.
Finalmente diventavamo genitori e, in questa nuova condizione, ci sentivamo rigenerati; la nostra vita da quel 2 maggio 2017 aveva cambiato forma.
I nostri figli non si sforzavano di capire la lingua parlata ma finalmente facevano incetta di emozioni che trasmette la lingua del cuore: le coccole, i giochi e le canzoncine… col passare dei minuti e delle ore prendeva forma un puzzle che delineava nella loro mente la mamma e il papà, due figure di cui avevano solo un concetto astratto.
Esploravamo il loro mondo fatto di sorrisi e voglia di correre veloci incontro alla loro nuova vita, mentre noi avremmo voluto rallentare quegli attimi per godere a pieno di tutta quella bellezza che ci stava travolgendo.
Le corse sulla riva del Lago Tanganica, gli schizzi con l’acqua fino a bagnarci completamente, le passeggiate e le escursioni, i giochi in piscina e le serate passate a chiacchierare sono i momenti che scatenarono tante emozioni che scoprimmo di avere in comune e, prima di lasciare il Burundi, condividemmo quelle sensazioni.
Il pensiero fisso per tutti quei bambini
Stavamo gioendo per i nostri figli, per i loro sorrisi, per il loro entusiasmo e la loro vivacità, ma ci rimbalzavano nella mente gli sguardi dei bambini che rimanevano in orfanotrofio in attesa di una mamma e un papà.
Quegli occhi dicevano, senza tante parole, che anche loro desideravano vivere una vita diversa.
Il giorno della partenza venne a trovarci Leopold, il direttore dell’orfanotrofio, ma soprattutto la persona che si era presa cura dei nostri figli fino a pochi giorni prima.
Sul bus che ci portava in aeroporto senza stare a pensarci più di tanto gli dicemmo che avevamo pensato di aiutarlo a fare stare meglio i bambini in attesa dell’incontro della loro vita e anche quelli che non possono esser adottati; per tutti loro stavamo pensando ad una vita dignitosa e ad una casa accogliente dove farli abitare.
Questa convinzione fu la scintilla per l’inizio di una grande avventura, condividendo le nostre idee e un pazzo sogno, che all’inizio, neanche noi credevamo si potesse realizzare.
Inseguendo un sogno: nasce 4inzu
Se il sogno si realizza un passo per volta, il primo passo fu compiuto per andare a Polignano a Mare e, mentre le onde continuavano il loro andirivieni, noi 4 papà davamo vita a 4inzu, firmando l’atto costitutivo dell’associazione che non sarebbe quella che è diventata oggi senza quattro fantastiche mamme e i nostri quattro stupendi bambini.
La parola “inzu” in lingua kirundi significa “casa” ma anche “famiglia” perché le nostre quattro famiglie sono il carburante che alimenta il pazzo sogno.
I nostri progetti
Oggi dopo quasi quattro anni da quel giorno abbiamo realizzato a Gitega l’orfanotrofio chiamato Nice Hope House, una “bella casa di speranza” che accoglie più di 50 bambini e ragazzi.
Abbiamo anche avviato dei progetti di sostegno per l’alimentazione e la salute dei bambini, per l’acquisto di arredi e anche avviato progetti di sostenibilità della struttura, una panetteria, una scuola materna e delle borse di studio per giovani universitari.
Molte persone ci considerano degli eroi per quello che stiamo realizzando, ma pensiamo che la nostra forza siano i tanti donatori che hanno condiviso il nostro sogno dandoci una mano e quelli che continueranno a farlo per aiutarci a realizzare tutti i progetti che abbiamo in mente.
Forse… quando giochiamo con i nostri figli a fare la lotta sul divano, quando facciamo una corsa per vedere chi arriva prima, quando certe notti li guardiamo dormire… beh, solo allora, anche senza superpoteri, ci sentiamo dei “superpapà”, ma non troppo!
Francesco Semeraro