Questo articolo nasce da un’ispirazione. Qualcosa che mi è accaduto nei giorni scorsi e mi ha portato a fare una riflessione che vorrei condividere con tutti voi. Partiamo dai fatti.
L’incontro inaspettato
Stavo facendo una passeggiata, avevo alcune commissioni da fare. Dopo aver bevuto il peggior cappuccino della storia (perché un bar lo può aprire chiunque purtroppo), passo davanti ad una scuola mentre alcune mamme, dopo aver accompagnato i figli, stavano facendo capannello davanti ai cancelli.
Immediatamente l’occhio mi cade sul particolare più rilevante: la totale assenza di mascherina di 3 mamme su 5. Delle due che ce l’avevano, solo una la indossava correttamente, l’altra la utilizzava come sostegno per il mento. Hai visto mai che decida di cadere, almeno rimane nella mascherina e non cade a terra, che di questi tempi c’è poco da fidarsi.
Mi sono subito chiesto se l’unica persona con la mascherina indossata come DPCM comanda, fosse al corrente del fatto che in quella situazione non le stesse servendo a nulla se non a dimostrare di essere sicuramente più degna del diritto di voto delle sue comari del momento. La chirurgica, ormai lo sappiamo a menadito, protegge gli altri da noi ma non noi dagli altri.
Io e mia moglie, infatti, in situazioni che palesano un maggior rischio, preferiamo indossare una ffp2 senza filtro che fa il servizio completo e, nonostante il nome sembri quello di una varietà di sigarette, ormai è accettata anche in ospedale (o almeno, a noi che ne frequentiamo tanti, nessuno ci ha mai fatto questioni).
C’è poi l’opzione B, ovvero che la persona che indossava la mascherina avesse semplicemente paura della multa e sapesse benissimo della sua inutilità in quella situazione ma, tanto, “non ce n’è coviddi, governo ladro e viva la libertà (ovviamente solo la mia, mica quella vera)” quindi ACAB.
Però, i processi alle intenzioni non mi piacciono, quindi da questo momento lei sarà considerata come l’unica persona con un pizzico di sale in zucca di quel simpatico gruppetto di dissidenti.
Mamme alla riscossa senza mascherina
Le loquacissime “sciure Maria” della situazione erano sullo stesso marciapiede che stavo percorrendo io, quindi inevitabilmente sono passato loro accanto e ho sentito ciò di cui stavano parlando.
E mi sono caduti i gioielli di famiglia per terra talmente forte che sono due giorni che il comune cerca di capire come si sono create quelle due buche davanti alla scuola. La loro discussione verteva sul fatto che l’organizzazione scolastica avesse delle falle, che la salute dei loro figli non era minimamente al sicuro e che bisognava assolutamente fare qualcosa in più per tutelare i loro cuccioli d’uomo. La tentazione di fermarmi, sfoggiare il migliore dei miei sorrisi e dire:
“Avete ragione, bisognerebbe fare qualcosa in più, tipo mettersi le mascherine quando serve” era tantissima, che ve lo dico a fare. Ovviamente non l’ho fatto. Però nella mia mente ha cominciato a prendere forma il pippotto che vi propino adesso.
Dimenticate per un momento la diatriba “no mask/si mask” della quale non ci occuperemo in questo momento, se non il tempo che vi sarà neccessario a leggere questa frase: METTETE LA MASCHERINA!
Il succo della questione
Ora dimentichiamo sul serio qualunque diatriba e andiamo al succo della riflessione. Le mamme davanti alla scuola che non indossano la mascherina e, al contempo, si lamentano dei rischi per la salute dei loro figli, sono il “vecchietto davanti al cantiere #trepuntozerocovidedition”. Sono la conferma del detto: “Chi sa, fa… e chi non sa insegna”. Sono il peggiore esempio che possiamo dare ai nostri figli:
«Vedi figliolo, per sentirti migliore, anche se sei il primo a sbagliare, lamentati degli errori degli altri talmente tanto da riuscire a far passare i tuoi in secondo piano».
Sono, purtroppo, un perfetto esempio della nostra società. Si, perché in Italia, da quando va di moda un certo tipo di politica, si eludono le domande e si costruiscono le risposte in modo che spostino l’attenzione dove fa comodo. Quel certo tipo di politica (che ognuno di voi identificherà con “quella degli altri” perché lo so che lo state facendo) ha rovinato questo paese. Oppure c’è una fetta di paese che entrando in politica l’ha rovinata? Chi lo sa. La risposta potrebbe essere variegata. Sta di fatto che ormai siamo solo più capaci a lamentarci seduti in poltrona, piuttosto che alzare le regali terga e darci da fare seriamente affinché le cose vadano meglio. Combattiamo le nostre battaglie un click dopo l’altro e scendiamo in piazza solo per criticare “gli altri” a prescindere dall’argomentazione.
Volete un esempio pratico? Sono preparatissimo, eccolo:
«C’è da scendere in piazza contro quello che sta sulle balle a me??»
«Si.. dicono che fa le scoregge.»
«Le scoregge? Come si permette???? Con i miei soldi!!»
«Vabbè, ma sono sicuro che scoreggino anche quelli che voti tu. E tu. Ed è gratis, oltre che fisiologico»
«Fisiologico??!!! Con i miei soldi?!! Maledetto!!»
Cioè, nemmeno ascoltiamo più. Andiamo dritti, brandendo delle convinzioni a proposito delle quali spesso non abbiamo nemmeno una vera e propria conoscenza e cavalcando destrieri maldestri che conduciamo, a nostra volta, in maniera maldestra.
E in più, come nel caso delle mamme di cui sopra, fingendo di non vedere quanto le accuse che muoviamo siano imputabili anche a noi. Un cane scemo che si morde la coda e da dello scemo a quello che gliela morde. Da fuori sembra di vedere Stanlio e Ollio o Pozzetto e Villaggio ne “Le Comiche”. Ovviamente da tutto questo non ci sveglia nemmeno una pandemia, anzi!! «Una pandemia??!! Con i miei soldi??!!».
Ecco, appunto.
Tornando a bomba a ciò che ha ispirato questa riflessione, mi diletterò a fare una ramanzina basilare a quelle mamme. Una piccola lezione di educazione civica. Anzi, no, oggi voglio esagerare. Prendo il Vangelo!!
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ‹Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio›, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Luca 6,39-45
E dopo aver citato addirittura il Vangelo, la mia carriera da agnostico tendente all’ateo, è da buttare nel cesso. Rovinata. Però ho reso l’idea. O no?
Ciò che sto per dirvi è un pensiero vecchio come il mondo e un po’ mi vergogno. Ma dovremmo vergognarci tutti, in realtà. Io perché non trovo nuove parole per questo concetto e voi (gli altri, certo) perché nonostante questo sia un concetto trito e ritrito, fate orecchie da mercante.
“Per cambiare il mondo bisogna cominciare a cambiare noi stessi”.
Aspettate che provo a modernizzarlo che mi è venuta in mente una roba che… : Il mondo si cambia con l’esempio, non puntando il dito.
No, aspè… posso fare di meglio invece: il mondo si cambia con l’autocritica, non con la critica. APPLAUSI DAGLI SPALTI! Ok, io non mi devo più vergognare.
Voi (gli altri)?
Brillantezza e simpatia a parte, so bene che molti di quelli che leggeranno questo pezzo la pensano davvero come me e, per lo più, non rientrano nella descrizione del “cane scemo che si morde la coda e da dello scemo a chi gliela la morde”. Sono quindi anche sicuro che sapranno incassare ogni singola frase letta qui senza sentirsi toccati. Per tutti quelli che invece si sentiranno toccati… spero non stiate stringendo troppo i denti su quella povera coda.
Francesco Cannadoro – Blogger e autore de “#Cucitialcuore. Diario di un padre fortunato”.
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