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La pandemia da COVID-19 ci ha messo davanti a molti interrogativi riguardo l’importanza dello spazio fisico ed emozionale in cui crescere i nostri figli anche attraverso il gioco educativo. La DAD (didattica a distanza) ha consentito agli insegnanti di fare lezione ad alunni fisicamente distanti, ma all’interno di aule virtuali comuni. Allo stesso tempo ha evidenziato quanto la relazione, la socializzazione e il contatto siano spazio di vita e influiscano direttamente sulla formazione e sulla crescita.
Il luogo come elemento chiave anche nel gioco educativo
La Pedagogia, la scienza che si occupa dell’educazione e della formazione dei bambini e degli adulti, da tempo si interroga sull’importanza dei luoghi fisici all’interno dei quali si genera un ambiente educante. La domanda è se, e in che modo, l’aula della scuola, la casa, gli ambienti all’aperto, influiscono e determinano lo sviluppo dei ragazzi nelle sue varie componenti: emotiva, educativa e formativa. Il famoso scrittore Victor Hugo diceva che “chi apre la porta di una scuola chiude una prigione”. Sembra esagerato, ma nell’educazione gli ambienti sono importanti. Devono essere funzionali all’apprendimento delle conoscenze e competenze ma, soprattutto, funzionali allo sviluppo emotivo.
Il gioco non è limitazione alla formazione
La formazione è sentimento, è capacità di saper riconoscere e individuare emozioni in un mondo di crescente complessità. Ecco perché anche i luoghi non possono e non devono essere statici, ma dinamici. Nella scuola rendere le classi più colorate, disporre i banchi a seconda delle materie che si stanno insegnando, organizzare spazi esterni per insegnare anche le materie “convenzionali” come la storia, l’italiano e la lingua straniera, sono strategie utili a rendere il momento di insegnamento più dinamico e più vicino al gioco educativo. Ad esempio, in una scuola della Sardegna, gli insegnanti hanno inaugurato l’anno scolastico per i bambini della primaria, in un parco naturale e all’interno di un museo. Straordinario vero?
La casa: il primo luogo per formare attraverso il gioco
La casa è il luogo di crescita e di formazione per eccellenza e lo spazio è fondamentale. Se è importante per la scuola non segregare i ragazzi per 6 o 8 ore in un ambiente chiuso come la classe, tanto più in una casa, non deve esistere una sola stanza dedita al gioco, dove isolare i nostri figli affinché negli altri ambienti non si sporchi o non si disturbino le attività degli adulti. Insomma, la stanza dei giochi, per quanto grande e attrezzata, non può diventare il solo luogo del gioco e quindi dell’educazione. Tanto più se nella stanza c’è un PC o si dispone di uno smartphone dove il bambino si annienta e viene totalmente fagocitato dalle tecnologie. Insomma: non possiamo delegare allo spazio fisico, ai giochi, per quanto di moda, e ai device l’educazione dei nostri figli. La relazione nel gioco educativo è fondamentale perchè l’apprendimento è gioco e non solo per i bambini. Molti corsi per manager di grandi multinazionali sono progettati e realizzati con l’utilizzo dei mattoncini della Lego.
Il gioco come elemento educativo
Come diceva l’inventore dello scoutismo Baden Powell, il gioco è il primo grande educatore. Per John Dewey, uno dei più grandi pedagogisti, il gioco si caratterizza proprio per la sua stessa libertà, quindi per la sua capacità di generare relazioni, accrescendo da sé alcune capacità necessarie ai fini stessi del gioco. Il bambino, giocando, sviluppa diverse qualità morali e sociali, perché il gioco risponde immediatamente alle esigenze, aspettative e bisogni degli stessi bambini.
La presenza di un adulto è fondamentale
Sia chiaro: in tutto questo è fondamentale la presenza degli adulti. Una presenza che non deve essere costrittiva, ossessiva e asfissiante. Il bambino deve poter crescere nei suoi spazi anche di autonomia, ma non deve sentirsi abbandonato. Lo stare con i propri figli, con discrezione, è importante perché la presenza discreta, guida, rassicura e gratifica.
Per un figlio può diventare gioco educativo anche svolgere attività che lo aiutano ad acquisire autonomia, come ad esempio mangiare da solo, portare fuori la spazzatura, rifarsi il letto prima di andare a scuola, prepararsi lo zaino. Con discrezione, un genitore, osserva, gratifica e trascorrere tempo di qualità con il proprio figlio per la crescita e lo sviluppo della sua personalità. Bisogna quindi prestare molta attenzione, perché il tempo trascorso insieme sia di qualità. Per un figlio, non è gratificante stare insieme ad una persona che non ascolta o che non risponde alle domande limitandosi ad un sorriso forzato accompagnato da un complimento distratto.
Il gioco educativo: un paio di consiglio
Quindi cari papà (e care mamme), vostro figlio ha bisogno di un rapporto vero e interattivo, vuole essere ascoltato, ha bisogno di risposte alle sue domande ed è pronto a trasformarsi in qualunque cosa richiedano le regole del gioco. Ha anche bisogno di un suo spazio, perché sviluppi una sua autonomia, ma deve sentirsi confortato dalla presenza costante degli adulti. Come sempre, è fondamentale il giusto dosaggio di presenza e assenza che renda tuo figlio più autonomo.
Come diceva F.A. Clark: “La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro”.
Luigi Gonario Marteddu
Pedagogista, coordinatore di strutture Casa-famiglia per minori, progettista e coordinatore di progetti formativi nelle scuole. Dal 1994 Amministratore e Project Manager di importanti società di formazione, esperto senior nella gestione dei sistemi formativi e delle Human Resources. Consulente di aziende private ed enti pubblici nella gestione delle risorse umane orientate alla conciliazione vita lavoro, al benessere dei dipendenti e delle loro famiglie e alla crescita aziendale. Esperto senior di Orientamento formativo e lavorativo.