Buongiorno a tutti, sono Enrico e da quasi 4 anni faccio parte del club dei papà. Tuttavia, il percorso per arrivare alla mia genitorialità tanto desiderata è molto diverso dalla maggior parte di tutti voi Superpapà: sono affetto da un brutto disturbo chiamato azoospermia, assenza totale di spermatozoi.
Vorrei condividere questa mia storia con voi perché l’infertilità maschile è un argomento ancora tabù tra gli uomini, nonostante sia la causa di quasi metà dei problemi di fertilità della coppia.
La scoperta dell’infertilità
Dopo diversi mesi di tentativi per ottenere una gravidanza, ho deciso di effettuare lo spermiogramma, non senza vergogna, soprattutto nel momento della consegna del campione. Il risultato è stato tanto rapido quanto inaspettato: nessun spermatozoo.
Subito non ci potevo credere e ho pensato a un errore del laboratorio: come è possibile che di milioni di spermatozoi che ci dovrebbero essere non se ne trova nemmeno uno? Ho ripetuto il test, secondo la stessa imbarazzante procedura, altre tre volte in tre laboratori diversi, tutte tre le volte con lo stesso nefasto esito. A seguito degli esami del sangue, è risultato che si tratta di azoospermia non-ostruttiva sine causa.
La cura dell’infertilità
A differenza di altri disturbi meno gravi, come l’azoospermia ostruttiva, a questo non c’è cura né rimedio: l’unica possibilità per me era fare un’operazione di biopsia testicolare, chiamata TESE, per cercare qualche sparuto spermatozoo disperso nei tessuti, da utilizzare successivamente per una fecondazione in vitro. Qui il risultato arriva in tempo reale: nessun spermatozoo trovato, soltanto la loro ombra: gli spermatidi, i precursori degli spermatozoi, con i quali è praticamente impossibile ottenere una fecondazione dell’ovulo.
L’accettazione
Questo esito è stato un duro colpo per me in quanto uomo: come accettare che non si è in grado di fare ciò che è generalmente considerato normale e da cui ci si protegge quando una gravidanza non è desiderata? Inoltre erano poche le testimonianze di altri uomini affetti da infertilità, nonostante le statistiche parlino chiaro circa la crescente diffusione dei problemi maschili. Vergogna, sensi di colpa e sentirsi inutile erano i sentimenti che più occupavano la mia mente in quei mesi.
Solo grazie al dialogo e al supporto costante di mia moglie, che mi è sempre stata vicino, ho potuto accettare questa mia condizione: non bisogna nasconderla sotto al tappeto, ma imparare a conviverci, in quanto parte integrante del proprio essere.
La strada per la procreazione
Premesso che il mio contributo genetico ad una possibile procreazione sarebbe stato pari a 0, mi sono chiesto se avremmo potuto percorrere la strada dell’eterologa, ovvero mi sono posto 2 domande:
- Sarei stato in grado di accettare un figlio che non presenta legami genetici con me?
- Il futuro figlio avrebbe accettato la situazione di essere stato concepito grazie a donatore?
La risposta (positiva) a queste due domande, chiaramente, non è stata immediata, bensì frutto di lunghe riflessioni con mia moglie (e non escludo, anzi consiglio, che per alcune coppie sia preferibile ricevere una consulenza psicologica prima di affrontare questo importante passo). Sono convinto che non è grazie alla trasmissione del proprio patrimonio genetico che si crea l’amore necessario per generare una nuova vita: procreare significa anche creare tutte le condizioni migliori per il bimbo, sia quando è dentro la pancia che quando è fuori, significa mettere le esigenze del bambino al primo posto nel nostro stile di vita di genitori, significa sottoporsi a cure pur di ottenere la gravidanza tanto desiderata.
I nostri bimbi
E questa è la strada che ci ha portato i nostri due bimbi: la fecondazione eterologa. Fin dalla prima ecografia in cui abbiamo visto il battito mi sono sentito loro padre e fin dalla loro nascita mi sono preso cura di loro, non senza fatica e difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Non so se i nostri figli in futuro mi diranno che non sono il loro vero padre, ma così come ci siamo impegnati per fare sì che loro arrivassero nella nostra famiglia, ci impegneremo anche per fargli capire quanto fossero desiderati e che, in fin dei conti, l’amore non è legato alla trasmissione del patrimonio genetico.
Il nostro libro per loro: Tanto desiderato, così sei nato!
Su stimolo di nostra figlia, abbiamo deciso di scrivere quattro versioni di un libro illustrato per bambini nati da procreazione medicalmente assistita (eterologa e non). Questi libri si prefiggono di aiutare i genitori, grazie a illustrazioni e riferimenti reali, a raccontare ai propri figli il modo in cui sono stati concepiti, senza nascondere loro un elemento così fondamentale (soprattutto nel caso di fecondazione eterologa).
Chi fosse interessato può dare un’occhiata ai nostri libri su Amazon cliccando qui.
Ringrazio Superpapà per avermi concesso questo spazio e se vi interessano i temi che vi ho raccontato, continuate a seguirmi su Instagram: @diariodiunavitasincerologa