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Denti dal latte 0-6 anni: istruzioni per l’uso. Una guida completa ai primi anni della dentizione dei nostri figli
In questo piccolo vademecum si affronta passo passo la dentizione dei più piccoli: tutto ciò che c’è da sapere per affrontare preparati e con serenità la crescita dei denti, dal primo all’ultimo!
Quando nascono i denti da latte?
Nei primi tre anni di vita nascono tutti i denti da latte più precisamente detti “denti decidui”: in questa fase si osserva lo sviluppo completo della dentatura. A sei mesi, nella maggior parte dei bambini compare il primo dente, generalmente rappresentato dall’incisivo centrale inferiore, di destra o di sinistra seguito immediatamente dal suo controlaterale.
Di seguito dopo breve tempo eromperanno gli incisivi centrali superiori (10 mesi), i laterali superiori (11 mesi) e i laterali inferiori (13 mesi), seguendo un modello di eruzione tipico detto “a fontana”. Durante questo periodo, se guardate bene in bocca, troverete in fondo i primi molari da latte (16 mesi); a seguire spunteranno i canini (20 mesi) e verso i due anni e mezzo di età, l’eruzione dei secondi molari completa definitivamente la dentatura decidua. I denti da latte una volta spuntati nella bocca durano soltanto pochi anni, ogni dente da latte infatti, una volta caduto, lascia il posto a un dente permanente.
L’epoca di eruzione dei denti da latte è sempre costante?
Il momento preciso di eruzione di ogni dente non è importante, a meno che esso non si allontani notevolmente dalla media. Una variabilità di 6-8 mesi può essere considerata nella norma.
Quanti sono i denti da latte?
I denti da latte sono 10 per ogni arcata:
– 4 incisivi, 2 canini, 4 molari superiori
– 4 incisivi, 2 canini, 4 molari inferiori
Quello che in genere vediamo all’interno della bocca si chiama corona, mentre la radice è quella parte del dente nascosta dentro le ossa; il punto di passaggio tra la corona e la radice dove il dente affiora dalle ossa ed è circondato dalla gengiva prende il nome di colletto.
Denti da latte: lo sapevi che…
La forma dei denti da latte è correlabile alla loro funzione:
– gli incisivi, caratterizzati da una corona sottile a scalpello sono specializzati nel tagliare;
– i canini, con la loro forma appuntita servono a strappare;
– i molari, per la presenza dell’ampia superficie occlusale sono più adatti alla triturazione e masticazione del cibo.
L’aspetto dei denti da latte è globoso essendo le corone, parte visibile del dente, più convesse rispetto ai permanenti e le radici proporzionalmente più lunghe e più sottili. I molari mostrano radici divergenti per alloggiare le gemme dei permanenti che li sostituiranno. Un segno caratteristico, da cui prendono il nome gli elementi decidui, è il colore tipico lattescente, più chiaro rispetto ai permanenti, per un ridotto spessore e per una maggior opacità dello smalto. Abitualmente il colore è il primo segno evidente che differenzia un elemento deciduo da un permanente; l’unico dente che può essere simile sia per colore che per forma a un permanente, è il canino deciduo.
Il ridotto spessore, insieme ad una minore durezza e ad una maggiore permeabilità dei tessuti duri conferiscono ai denti decidui una struttura chiaramente meno resistente rispetto a quella dei permanenti e quindi facilmente esposta a processi cariosi spesso destruenti.
Denti da latte: due fenomeni da conoscere
Esistono inoltre due fenomeni caratteristici che interessano le radici e le corone degli elementi decidui e che non riguardano i permanenti: il riassorbimento radicolare e l’abrasione cuspidale.
Il riassorbimento fisiologico delle radici di un deciduo permette la caduta dell’elemento e la concomitante eruzione del corrispondente permanente. Non sempre questi due processi avvengono in maniera coordinata: può succedere che durante l’eruzione di un elemento permanente non si verifichi un fisiologico riassorbimento delle radici del deciduo, motivo che può spingere il permanente a deviare il proprio percorso eruttivo portandosi in arcata in posizione non corretta, o a rimanere incluso. La causa più frequente di mancato riassorbimento radicolare è l’affollamento dentale, cioè quando lo spazio per i denti permanenti non è sufficiente e sono pertanto costretti a posizionarsi non correttamente.
L’abrasione dei decidui è un processo fisiologico che interessa tutte le superfici che maggiormente entrano in occlusione, ovvero i margini incisali degli incisivi e le cuspidi di canini e le superfici occlusali dei molari. Questo fenomeno, dovuto alla struttura dello smalto, è ritenuto fisiologico durante la fase di dentatura decidua ed è direttamente correlato al bruxismo, una “parafunzione” presente in quest’epoca, giustificata dall’immaturità morfologica delle componenti scheletriche articolari.
L’importanza della prevenzione
L’analisi della fase di eruzione dei denti decidui e la programmazione di un piano di prevenzione della carie devono essere attuate in questo periodo, ma anche consigli sull’allattamento e le abitudini alimentari rivestono grande importanza per la prevenzione delle malocclusioni e per la realizzazione di una crescita armonica delle strutture mascellare e mandibolare.
Com’è facile prevedere, in questo periodo il pediatra svolge un ruolo fondamentale non solo per il controllo che esegue sullo sviluppo generale del bambino ma anche per le valutazioni che deve effettuare sullo sviluppo della dentizione: è infatti spesso l’unico medico che i genitori consultano per qualsiasi loro curiosità. La sua figura è quindi a nostro avviso quella che più di ogni altra, già in tempi precoci, può e deve fornire ai genitori alcune informazioni importantissime, sia sulla crescita in generale ma anche sulle condizioni del cavo orale.
Da 3 a 6 anni: cosa accade
Dai tre ai sei anni non si osservano grossi mutamenti a carico della dentatura decidua, si parla infatti di un vero e proprio periodo di stasi poiché la permuta inizierà nei casi più precoci, solo dopo i cinque anni. Nessun dente cade e nessun dente nuovo nasce. La bocca comunque continuerà a crescere e i denti da latte si distanziano l’uno dall’altro formando degli spazi definiti diastemi. Questi spazi serviranno per accogliere i nuovi denti permanenti che verranno e che saranno più grandi di quelli da latte.
È un periodo importante dal punto di vista clinico: si cominciano infatti a delineare le prime caratteristiche individuali dell’occlusione che permettono di distinguere le situazioni normali da quelle a rischio o patologiche.
Nel periodo prescolare è opportuno che pediatra e odontoiatra pediatrico tengano a mente una schematizzazione chiara ed immediata di quelle che vengono comunemente considerate le condizioni normali di permuta e sviluppo, così come della corretta posizione spaziale dei mascellari, per saper distinguere le condizioni fisiologiche da quelle patologiche.
Tali valutazioni servono ad evitare che semplici “problemi di percorso”, se non intercettati precocemente, possano realizzare danni scheletrici sicuramente più gravi e decisamente più complessi da risolvere in un periodo più avanzato di crescita.
Denti da latte: da 0 a 6 anni attenzione a…
Più che fare è necessario preoccuparsi di:
– informare i genitori e spiegare ai bambini l’importanza dell’igiene orale
– introdurre il concetto di Igiene Alimentare
– curare le carie degli elementi decidui
– controllare le fasi di permuta
– monitorare, gestire e risolvere le abitudini viziate
– recuperare le alterazioni funzionali
Sebbene in questo periodo il pediatra è il riferimento principale, è importante sottolineare come le situazioni anomale che si possono verificare cominciano ad essere di pertinenza più specialistica. A ragione di ciò il pediatra è la figura che più di ogni altra può indirizzare il bambino, già per il solo sospetto diagnostico, agli specialisti di competenza: odontoiatra pediatrico e ortodontista
L’interazione e la collaborazione tra specialisti è l’unica arma efficace: la terapia precoce è infatti meno invasiva per il bambino, più facilmente attuabile per l’operatore e meno costosa dal punto di vista sociale.
Denti da latte: da 0 a 6 anni non preoccupatevi di…
Eruzione natale o neonatale
Quando la comparsa dei primi denti decidui si verifica già alla nascita, entro il primo mese di vita o in epoca comunque anticipata rispetto ai tempi di eruzione fisiologici: solitamente si tratta di incisivi inferiori normali o ipoplasici con una certa familiarità per l’evento. Non bisogna trascurare che questi denti causano numerosi disagi al bambino ed alla mamma durante l’allattamento naturale. Mentre alcuni consigliano di mantenerli in arcata, altri suggeriscono l’estrazione terapeutica dell’elemento in questione, in un tempo compreso tra 7 e 25 giorni di vita del neonato pur sapendo che l’estrazione può determinare la perdita di spazio in arcata per i permanenti che verranno come conseguenza di una migrazione dei denti vicini. Andrà comunque considerato ogni singolo caso attentamente, valutando le necessità nutrizionali del bambino ed i disagi per la madre durante le pratiche di allattamento.
Lievissima mobilità dentale
Un dente sano non è saldato e fermo nell’osso ma, grazie al legamento parodontale è libero di muoversi per funzionare correttamente. Se proviamo a prendere un dente tra pollice e indice e delicatamente proviamo a muoverlo, potremmo provocare un leggero spostamento che deve essere appena accennato e che permette ai denti di svolgere la loro corretta funzione durante la masticazione.
Spazi tra i denti
Circa il 75% dei bambini presenta in entrambe le arcate degli spazi tra gli elementi dentari decidui, detti “diastemi”. I diastemi rappresentano una insostituibile “riserva di spazio” per le arcate e sono indispensabili per garantire l’allineamento in arcata dei denti permanenti, poiché avendo questi delle dimensioni maggiori necessitano soprattutto nei settori anteriori di più spazio per erompere e per posizionarsi correttamente. La presenza di diastemi propende per una dentatura decidua normale e favorevole ad un buon allineamento dei denti permanenti, mentre l’assenza ne indicherà una dentatura a rischio per un affollamento futuro.
Disturbi associati all’eruzione dei denti decidui
Esistono opinioni diverse su quanto l’eruzione degli elementi deciduisia responsabile di disturbi sia locali che generali. Localmente è possibile rilevare delle modificazioni evidenti ma transitorie nello spessore e nel colore dei tessuti gengivali. Tra i sintomi generali sono riscontrabili un lieve aumento della temperatura corporea, disturbi del sonno e dell’alimentazione, irritabilità e istinto a portare oggetti a contatto con le gengive. Altre manifestazioni quali diarrea, disturbi respiratori, otite, febbre e convulsioni non possono essere ricondotti all’eruzione dei denti decidui e perciò richiedono un’attenzione più approfondita da parte del pediatra.
Anomalie della dentatura decidua
Anche se decisamente più rari rispetto alla dentatura permanente, è possibile riscontrare una serie di difetti di sviluppo della dentatura decidua. Pur non essendo questi dei motivi importanti di preoccupazione, è necessario saper riconoscere le anomalie nelle fasi di permuta e diagnosticarle in tempi precoci. Tra le alterazioni più frequenti ricordiamo le anomalie di numero in difetto e in eccesso. In questi casi è necessario sapere che l’assenza di un dente da latte è, nella maggior parte dei casi, associata alla mancanza del corrispondente permanente. Per il pediatra la diagnosi precoce è sostanzialmente solo un bagaglio informativo, tenendo ben presente che frequentemente, la diagnosi precoce della mancanza o delle anomalie degli elementi decidui è in realtà la prima spia di sindromi più complesse che hanno ripercussioni cliniche e patologiche di ordine generale ben più gravi (Acerbi). Per l’odontoiatra è un momento di riflessione e un tassello fondamentale per quella che sarà una diagnosi ortodontica precoce.
Frenuli
All’esame obiettivo intraorale, effettuato da parte del pediatra o dell’odontoiatra pediatrico è di facile riscontro anche in bambini piccoli la presenza di frenuli malposizionati che spesso hanno la capacità di impedire anche ai denti da latte di posizionarsi correttamente provocando un diastema interincisivo. Tale situazione in realtà tende a regredire in tempi successivi in particolare con l’eruzione dei canini: è consigliabile quindi aspettare un’età più avanzata per decidere se intervenire chirurgicamente per riposizionare il frenulo. Diverso è il frenulo linguale corto che se impedisce il movimento corretto della lingua deve essere rimosso chirurgicamente.
Bruxismo
Il “digrignamento dei denti” nel sonno è un fenomeno comune. Non può essere considerato un vero e proprio disturbo del sonno, ma rientra nel quadro degli atteggiamenti e comportamenti abitudinari quali succhiare il pollice, mordersi le unghie o tirare i capelli. In questa fase il movimento rotatorio della mandibola indotto dal bruxsismo non si mostra dannoso per l’occlusione, ma di stimolo allo sviluppo dell’articolazione temporo-mandibolare e alla ricerca di una stabilità occlusale che il bambino troverà solo al momento dell’eruzione e del contatto occlusale tra i primi molari permanenti, epoca oltre la quale il bruxismo va considerato una vera e propria parafunzione da correggere. Tutti i bambini a diversi stadi dello sviluppo mostrano fenomeni ripetitivi di movimenti utili a scaricare una tensione emotiva interna; tali sintomi sono spesso rinforzati dall’attenzione particolare al fenomeno posta dai genitori. Il “bruxismo” sembra il risultato di una tensione che origina da un sentimento interno di rabbia o di risentimento inespressi. Aiutare il bambino a trovare modi alternativi di scaricare la rabbia e la tensione può allontanare il problema, il pediatra potrà consigliare ai genitori, di rendere più rilassante il momento dell’addormentamento leggendo o parlando con il bambino, permettendo il rivivere e la revisione di alcune paure sperimentate durante il giorno. In questi casi sono utili l’approvazione dei genitori per le esperienze vissute ed altri supporti emotivi come le “coccole” e le carezze.
Dott.ssa Chiara Pavoni
Odontoiatra, Specialista in Ortognatodonzia. Dottorato di ricerca, Ricercatore a tempo determinato Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”. Dedica la sua attività prevalentemente al paziente in crescita.Autore di oltre 50 pubblicazioni su riviste internazionali. Relatore a corsi e congressi nazionali ed internazionali prettamente dedicati all’Ortodonzia.